Saturday, September 30, 2006

In aumento le aggressioni fisiche e verbali agli operatori sanitari

A lanciare l'allarme sono statistiche spagnole. Le autorità e le organizzazioni preposte hanno messo in atto dei programmi per contenere il fenomeno, che si manifesta in forme anche gravi di intimidazione e violenza e che riconosce varie radici, non ultima il disadattamento sociale degli aggressori. I programmi contengono training per migliorare la comunicazione e gestire le situazioni di crisi, rivolti agli operatori stessi, ma c'è chi, come la Sociedad Espanola de Medicina General, ricorre a rimedi più drastici: "Il sistema deve far capire al paziente (e ai suoi familiari, ndr) che nessun atto violento. verbale o fisico, gli procurerà vantaggi, anzi dovrà essere perseguito penalmente e amministrativamente, per esempio, mediante la sospensione temporanea del diritto all'assistenza sanitaria garatuita".
Come non essere d'accordo. Il cittadino, prima di essere blandito, dovrebbe, a mio avviso, essere responsabilizzato. Forse è un modo più onesto per restituirgli dignità che non infantilizzandolo e trattandolo come un consumatore viziato, così come spesso si tende a fare oggi. Un'opinione personale, s'intende.

Wednesday, September 27, 2006

Cure and care

Si ritiene che gli infermieri migliori siano quelli che lavorano nei reparti ipertecnologici, laddove la posta in gioco, la vita del paziente, è alta e la sfida per sconfiggere la malattia acuta, "eroica" ed entusiasmante. Ed è senz'altro vero che prestare la propria attività in contesti operativi, come ad esempio la terapia intensiva, la rianimazione, la sala operatoria, il pronto soccorso, la medicina d'urgenza, richiede abilità e competenze non comuni.
Ma è altrettanto vero che la cultura occidentale deve apprestarsi a valorizzare altre prerogative: il prendersi cura del paziente nella sua totalità, la continuità assistenziale, il lavoro routinario, ma prezioso, che caratterizzano l'assistenza di un'altra tipologia di paziente: l'anziano, il disabile, il malato terminale, il paziente cronico.
Anzi, proprio i bisogni e i problemi evidenziati dalla condizione di cronicità costituiscono l'incognita più impellente per i sistemi sanitari occidentali. L'aumento delle patologie degenerative e l'invecchiamento della popolazione richiedono risposte indilazionabili. I sistemi sanitari hanno bisogno, oggi più che mai, di infermieri preparati, capaci di rispondere con efficienza, prontezza e qualità alle nuove esigenze della popolazione.

Tuesday, September 26, 2006

"E' il personale infermieristico la vera anima degli ospedali e la loro presenza è fondamentale"

Si tratta della conclusione cui è giunta una ricerca svolta presso la School of Public Healt dell'Università della California, Los Angeles, da Jack Needleman e collaboratori (Needleman J, Buerhaus PI et al. Nurse staffing in hospital: is there a business case for quality? Health Affairs 2006; 25(1): 204-211).
Un numero congruo di infermieri diplomati e l'incremento degli investimenti sull'assistenza infermieristica in termini di ore lavorate riduce il numero di pazienti deceduti, la durata delle degenze e l'incidenza delle complicanze legate al ricovero. Eccellenti risultati si ottengono anche dotando gli infermieri di adeguato personale di supporto.

Monday, September 25, 2006

Chirurgia e Formula1

I giornali riportano la notizia che il primario di chirurgia di un ospedale di Londra si è rivolto ad alcuni team di Formula 1, fra i quali anche quello della Ferrari, per migliorare i sincronismi tra medici e infermieri durante gli interventi chirurgici. Non ci trovo niente di male, anzi, mi sembra un'ottima idea. La modernità è fatta di contaminazione tra discipline e saperi diversi e cosa, meglio dello sport, sempre alla ricerca del primato e dell'eccellenza, può aiutare a migliorare le performance.

Il clima organizzativo

Le riviste specializzate pongono sempre maggiore enfasi sulla valutazione del clima organizzativo. Personalmente non condivido tutto questo trionfalismo. Mi è capitato, almeno un paio di volte, di partecipare a questo tipo di inchiesta. E poi, compilati i questionari, cosa succede?... Qualche volta, non sempre, vengono mostrati i (pessimi) risultati, dandone non di rado interpretazioni interessate e distorte. Quello che conta è che in concreto non cambia assolutamente nulla. D'altronde trovo che non abbia senso diagnosticare un disagio se poi non si interviene con efficacia e determinazione su quelle che, con gentile eufemismo, sono chiamate "criticità". Serve soltanto a produrre ulteriore frustrazione e demotivazione. Purtroppo la verità è che nelle aziende c'è ancora poca democrazia. Di peggio: si tollerano e si premiano di frequente atteggiamenti e comportamenti che incidono negativamente sulla serenità di chi lavora e quindi sulle prestazioni, sulla produttività, sui costi. In ultima analisi, sulle tasche dei cittadini. Sarò uno che borbotta su tutto, un bastian contrario, ma mi sembra ci sia ancora molta strada da fare per raggiungere una modernità che non sia soltanto di facciata.

Tendenze

Di fronte alla crescita del numero di anziani e di malati cronici, la sanità del futuro, nei paesi a più elevato sviluppo economico, prevede una deospedalizzazione delle cure a favore di interventi di assistenza da erogare sul territorio. Crescerà l'importanza strategica del medico di medicina generale e quella dell'infermiere che, per ragioni di costi e di organizzazione, assumerà responsabilità e funzioni fino ad ora esercitate dalla classe medica.

Fuga dalla corsia

In un articolo, di cui poco condivido l'ideologia di fondo, trovo però uno spunto interessante. L'articolo cui mi riferisco, intitolato "Miseria e...nobiltà", è pubblicato sul sito Il Pane e le Rose. Scrive, fra l'altro, l'autore: "Tutti quelli che fanno della professionalità il monotema per l'azione sindacale non denunciano mai la 'fuga dalle corsie' dove dovrebbe finalizzarsi tanta professionalità e 'tanto sapere'. Cresce così l'esercito degli impiegati-infermieri, insegnanti-infermieri, dirigenti-infermieri, .......-infermieri ma diminuiscono gli infermieri-infermieri". Eh sì, tutta la retorica che si fa sulla formazione infermieristica e la centralità dell'infermiere dovrebbe mirare quasi esclusivamente al miglioramento dell'assistenza diretta alla persona e quindi alla valorizzazione (anche economica) dell'infermiere-infermiere. Già Ivan Illich, nel suo indimenticabile saggio Nemesi medica, aveva messo in guardia dal lievitare dei costi e dalla scarsa efficacia, ai fini del miglioramento della salute dei cittadini, determinati dalla creazione, in ambito sanitario, di una pletora di passacarte, dai compiti non sempre ben definiti. E' certamente una conquista che l'infermiere si dedichi anche a compiti non direttamente assistenziali, ma si dovrebbe sempre valutare, con cura e rigorosità, l'efficienza, l'efficacia e la necessità dei ruoli ricoperti, in ossequio alla così giustamente decantata, ma poco praticata, Medicina (e Infermieristica) basata sulle Evidenze.

Fuori i parenti!

Un tempo, ma sarebbe meglio dire che la pratica vige tuttora in talune realtà, esistevano infermieri (ma più spesso era la caposala), la cui abilità precipua consisteva nel mantenere l'ordine e la disciplina in reparto, facendo rispettare in maniera rigida gli orari delle visite, talvolta persino riducendoli con zelo. Insomma, l'autorità di mandar fuori i familiari dei malati era molto apprezzata, non di rado dagli stessi vertici gerarchici. I parenti, o visitatori come oggi con maggiore eleganza vengono chiamati, non vanno idealizzati: è vero, a volte con le loro continue richieste, turbano lo svolgimento delle normali attività di reparto e, in taluni casi, si spingono anche oltre. Tuttavia il malato li attende con trepidazione, li vede con piacere. Giocano, insomma, un ruolo positivo nel processo di cura e, quando possibile, di guarigione. "Fuori i parenti!" è un ordine destinato a risuonare sempre meno nelle nostre corsie. Una ricerca, infatti, condotta presso l'Unità di cura intensiva cardiologica geriatrica dell'azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, Firenze, (N. Marchionni, "Più salute con le corsie aperte", Sole Sanità 7-13 marzo 2006) dimostra che, se da un lato non è vero che un afflusso più protratto dei familiari incide negativamente sulla frequenza delle infezioni, è invece provato che orari più ampi di accesso riducano le complicazioni cliniche, fatte salve, naturalmente, le normali precauzioni di salvaguardia dell'igiene ambientale. I risultati sono corroborati da altri lavori scientifici statunitensi. La presenza dei familiari riduce l'ansia dell'ammalato e, di conseguenza, l'increzione degli ormoni dello stress.

La spesa sanitaria italiana al di sotto della media dei paesi sviluppati

Sfatato un luogo comune, che vuole la spesa sanitaria italiana totalmente fuori controllo, un pozzo senza fondo che grava sulle tasche dei contribuenti. La realtà non è esattamente questa: in verità spendiamo, in rapporto al Pil, meno di Stati Uniti, Svizzera, Germania, Francia, Islanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Canada, Norvegia, Austria, Australia, Olanda, Svezia e Danimarca. Un misero 8,4%, inferiore all'8,9% del Pil della media dei paesi sviluppati. Poco sopra la Turchia, insomma. Scrive il Sole Sanità del 4-10 luglio 2006: "L'Ocse, nel suo rapporto annuale, pone la spesa sanitaria italiana al di sotto della media dei Paesi industrializzati. Ma, sottolinea, ci sono troppi medici e si spende troppo per farmaci". Un sospetto: non è che una delle prime voci di risparmio sia da noi la bassa retribuzione degli infermieri?

Conquiste della professione

Quando un dirigente parla di "grande conquista per la professione", a proposito di qualche nuova carica a disposizione nell'organigramma aziendale, non si riferisce in genere a un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell'intera categoria, ma alla sua propria personale carriera e alla possibilità di ottenere per sé privilegi e prebende. Purtroppo capita ancora di frequente che i più feroci oppressori degli infermieri siano altri infermieri.

Fantozzi in corsia

Chiedo il permesso di assentarmi tre ore per partecipare a un corso di aggiornamento, che mi hanno quasi obbligato a frequentare. Se perdo questa lezione, addio crediti ECM. I colleghi sanno di cosa parlo. Naturalmente mi rispondono di no. Ben mi sta. In vent'anni di lavoro avrò usufruito di due giorni di permesso retribuito, da anni non faccio un giorno di malattia. Comunque mi rispondono di no. Eppure ci sono in servizio altri 5 infermieri e 4 OSS. Ma se manco io pare che l'ospedale si fermi. Può assentarsi il primario, i medici, i tecnici, la caposala, la dirigente, gli OSS e tutto procede per il meglio. Ma io non posso mancare. OK: domani chiedo un colloquio col direttore: se sono io che sostengo l'ospedale esigo che mi venga almeno triplicato lo stipendio.

Infermieri, più salute quando ci sono

Così titola un trafiletto comparso su Repubblica l'11/05/2006, che riporto per intero: "Si celebra domani, venerdì 12, la 'Giornata internazionale dell'infermiere'. Una figura professionale che nel tempo ha acquistato un ruolo di primo piano. Ciononostante qui da noi, come nel resto del mondo, la mancanza di infermieri sta diventando un'emergenza. Come ha sottolineato al riguardo l'Oms lo scorso 7 aprile durante la 'Giornata mondiale della salute'. Varie ricerche dimostrano che la mancanza di personale sanitario allunga il periodo di degenza dei pazienti. Così domani sarà l'occasione per l'Ipasvi (la Federazione italiana dei collegi infermieri) per chiedere che vengano pianificate con più attenzione le risorse umane a garanzia della salute dei cittadini".

L'infermiere della dignità

Le autorità sanitarie inglesi hanno deciso di istituire una nuova figura, una sorta di infermiere della dignità, col compito di salvaguardare la qualità dell'assistenza sanitaria erogata dal Servizio Sanitario Nazionale (NHS) ai pazienti anziani e tutelandone, soprattutto, la dignità, intervenendo nel caso degli ancora troppo frequenti abusi. Ne dà notizia Il Sole 24 ore Sanità, nel numero 2-8 maggio 2006, (due gli articoli sull'argomento: "Arriva l'infermiere 'difensore' degli over 65" a pagina 16 e, in prima pagina, "La dignità dell'infermiere"). Adeguatamente formati, "a questi infermieri" spetta "il compito di estirpare ogni forma di abuso e assicurare che i bisogni dei pazienti anziani siano adeguatamente ascoltati dallo staff. E un ruolo analogo sarà ritagliato anche fra gli infermieri che si occupano dell'assistenza domiciliare, per garantire uniformità nelle cure in ospedale o a casa".

In Italia 20mila infermieri stranieri

Ecco come riporta la notizia il Corriere della Sera del 3 maggio 2006:PALERMO - Sono ventimila i cittadini immigrati che lavorano come infermieri. Lo afferma un'indagine della Simm (Societa' italiana di medicina delle migrazioni) in collaborazione con Caritas/Migrantes, presentata a Palermo durante la IX Consensus conference sull'immigrazione. Secondo l'indagine, il 70% di questi lavoratori e' stato assunto nel Nord Italia: si tratta in prevalenza di donne di eta' compresa tra i 25 e i 35 anni, che parlano correttamente la lingua italiana e provengono da Tunisia, Marocco, Romania, Bulgaria, Polonia ma anche da Peru' ed Ecuador. L'esigenza di assumere infermieri immigrati e' emersa negli ultimi anni. In Italia, infatti, a differenza dei paesi industrializzati, i medici sono piu' numerosi (354.000) degli infermieri (342.000).

Crisi mondiale della Sanità

E' quanto denuncia Repubblica commentando la Giornata mondiale della salute, celebratasi in tutto il mondo il 7 aprile scorso. In particolare, nei paesi in via di sviluppo, mancano medici, infermieri, educatori, preparatori, amministratori sanitari e operatori di supporto oltre che le necessarie strutture. Secondo gli esperti, la salute di una popolazione è strettamente correlata al Prodotto interno Lordo (PIL) di una nazione. Si può pertando immaginare il disastro sanitario di quelle popolazioni dell'Africa subsahariana, dove si vive con meno di un dollaro al giorno. "Tra i maggiori aspetti di salute globale", riporta l'Agenzia Giornalistica Europea (AGE) "vi sono la prevenzione ed il controllo delle epidemie, la rapida individuazione ed il controllo delle malattie infettive emergenti, la sicurezza alimentare, la salute delle malattie cardiovascolari, l'impatto della migrazione sulla salute pubblica, l'AIDS, la malaria".

Sviluppare le nursing homes e l'assistenza infermieristica domiciliare

E' quanto, dalle colonne di Repubblica, chiede al Governo che subentrerà all'attuale Annalisa Silvestro, presidente della Federazione Nazionale dei Collegi degli Infermieri. Una maggiore attenzione alla qualità delle cure sanitarie richiederà la valorizzazione della figura dell'infermiere, risorsa strategica in particolare nella gestione dei bisogni sanitari dei pazienti dimessi dagli ospedali.