Turno di notte
Il turno di notte ha un suo fascino particolare. Richiede una preparazione pomeridiana, fatta di riposini, obbligatori se si vuole reggere la lunga traversata notturna. Si cena, ci si mette alla guida già con un po' d'ansia, si parcheggia.
Nello spogliatoio si indossa la divisa, qualche scambio di battute col collega dell' armadietto vicino, ci si assicura di avere con sé chiavi, biro e zainetto, si entra in ascensore e si raggiunge il reparto, dove colleghe e colleghi ti aspettano con trepidazione, felici di lasciarti il testimone.
Le luci al neon della sala riunioni ti tengono attivato il sistema simpatico. Prendi le consegne. Puoi giurarci, c'è sempre un problema in sospeso: un paziente che non si sente bene, una trasfusione da terminare, una terapia antibiotica da iniziare, una flebo andata fuori vena. I campanelli suonano, impedendo spesso l' agevole fluire delle consegne, quella comunicazione così importante per la continuità delle cure.
I malati sono sempre attivissimi: chi pretende subito la somministrazione della terapia notturna, chi deve espletare le funzioni corporali, chi è semplicemente angosciato dal buio notturno che incombe. Finite le consegne, ti dividi il lavoro col collega. Pochi lavori richiedono un affiatamento col collega come quello infermieristico. Si lavora davvero in team. Si fa squadra e in questo modo non si addizionano energie e competenze, ma si moltiplicano.
Dopo qualche ora, in genere, si ha la benefica sensazione che sia tutto sotto controllo. I problemi sono risolti o rientrati. Ci si rilassa. Da adesso in poi, salvo imprevisti sempre possibili e purtroppo solitamente drammatici, si amministra con moderata euforia il risultato, come fanno le squadre di calcio quando sono in vantaggio. Magari si fa uno spuntino, si controllano le mail e le notizie sul computer. Ci sono sempre pazienti che ti chiamano alle quattro di notte. Solitamente non si tratta di problemi urgenti.
Arriva il mattino che sei stremato. Una leggera nausea ti assale. Un ultimo controllo alla sala, poi sei tu che passi il testimone al turno mattutino, il più numeroso ed oneroso. Vai a casa, assonnato, abitato da un sentimento di soddisfazione misto a fatica, sperando di goderti quel paio di giorni di meritato riposo.
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