Nel mondo della sanità, e in particolare nella professione infermieristica, il contatto costante con la sofferenza, l’urgenza e la responsabilità può avere effetti logoranti. Turni lunghi, carichi emotivi pesanti, burocrazia, pazienti difficili e ambienti spesso sotto organico sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a un crescente rischio di stress cronico e burnout.
In questo scenario, la mindfulness si sta rivelando uno strumento utile e concreto per migliorare il benessere psicofisico degli operatori sanitari. Ma di cosa si tratta esattamente?
La mindfulness è una pratica di consapevolezza che insegna a prestare attenzione al momento presente in modo intenzionale e non giudicante. In termini semplici, significa imparare a “stare” con ciò che c’è, senza scappare né reagire automaticamente, ma osservando con apertura e curiosità ciò che accade dentro e fuori di noi.
Perché è utile per gli infermieri?
La mindfulness, se praticata con regolarità, aiuta a:
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Gestire lo stress acuto e cronico, riducendo i livelli di cortisolo e migliorando la risposta emotiva agli eventi difficili;
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Migliorare la concentrazione e la presenza mentale, qualità essenziali nel lavoro infermieristico, dove ogni distrazione può avere conseguenze importanti;
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Coltivare la compassione e l’ascolto profondo, evitando l’assuefazione o la “spersonalizzazione del paziente”, che spesso accompagnano il burnout;
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Prevenire l’esaurimento emotivo, favorendo un rapporto più sano con la fatica e con le proprie emozioni.
Numerose ricerche hanno confermato l’efficacia della mindfulness in ambito sanitario. Alcuni ospedali italiani e stranieri hanno già introdotto corsi di mindfulness per il personale, con risultati positivi in termini di riduzione dello stress, aumento della resilienza e miglioramento del clima lavorativo.
Come iniziare?
Non serve diventare monaci buddisti né trovare un’ora al giorno libera (quasi impossibile per chi lavora su turni). Bastano pochi minuti al giorno, anche solo cinque, per fermarsi, respirare con consapevolezza, ascoltare il corpo, osservare i propri pensieri. Esistono app, podcast e video gratuiti che possono aiutare a prendere confidenza con la pratica.
Alcuni ospedali promuovono sessioni guidate o gruppi di mindfulness tra colleghi, ma anche a livello individuale è possibile integrare piccoli momenti di consapevolezza nella routine quotidiana: durante la pausa caffè, prima di un cambio turno, mentre ci si lava le mani, o anche semplicemente ascoltando il proprio respiro prima di entrare in una stanza.
Conclusione
La mindfulness non è una “moda new age”, ma una pratica concreta, validata scientificamente, che può migliorare la qualità del lavoro e della vita di chi si prende cura degli altri. In un sistema sanitario sempre più sotto pressione, imparare a prendersi cura anche di sé non è un lusso, ma una necessità. La consapevolezza, come l’empatia, è una competenza che si può coltivare — e che può fare la differenza.