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Sunday, June 08, 2025

Mindfulness e infermieristica: una risorsa preziosa contro stress e burnout

 Nel mondo della sanità, e in particolare nella professione infermieristica, il contatto costante con la sofferenza, l’urgenza e la responsabilità può avere effetti logoranti. Turni lunghi, carichi emotivi pesanti, burocrazia, pazienti difficili e ambienti spesso sotto organico sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a un crescente rischio di stress cronico e burnout.

In questo scenario, la mindfulness si sta rivelando uno strumento utile e concreto per migliorare il benessere psicofisico degli operatori sanitari. Ma di cosa si tratta esattamente?

La mindfulness è una pratica di consapevolezza che insegna a prestare attenzione al momento presente in modo intenzionale e non giudicante. In termini semplici, significa imparare a “stare” con ciò che c’è, senza scappare né reagire automaticamente, ma osservando con apertura e curiosità ciò che accade dentro e fuori di noi.

Perché è utile per gli infermieri?

La mindfulness, se praticata con regolarità, aiuta a:

  • Gestire lo stress acuto e cronico, riducendo i livelli di cortisolo e migliorando la risposta emotiva agli eventi difficili;

  • Migliorare la concentrazione e la presenza mentale, qualità essenziali nel lavoro infermieristico, dove ogni distrazione può avere conseguenze importanti;

  • Coltivare la compassione e l’ascolto profondo, evitando l’assuefazione o la “spersonalizzazione del paziente”, che spesso accompagnano il burnout;

  • Prevenire l’esaurimento emotivo, favorendo un rapporto più sano con la fatica e con le proprie emozioni.

Numerose ricerche hanno confermato l’efficacia della mindfulness in ambito sanitario. Alcuni ospedali italiani e stranieri hanno già introdotto corsi di mindfulness per il personale, con risultati positivi in termini di riduzione dello stress, aumento della resilienza e miglioramento del clima lavorativo.

Come iniziare?

Non serve diventare monaci buddisti né trovare un’ora al giorno libera (quasi impossibile per chi lavora su turni). Bastano pochi minuti al giorno, anche solo cinque, per fermarsi, respirare con consapevolezza, ascoltare il corpo, osservare i propri pensieri. Esistono app, podcast e video gratuiti che possono aiutare a prendere confidenza con la pratica.

Alcuni ospedali promuovono sessioni guidate o gruppi di mindfulness tra colleghi, ma anche a livello individuale è possibile integrare piccoli momenti di consapevolezza nella routine quotidiana: durante la pausa caffè, prima di un cambio turno, mentre ci si lava le mani, o anche semplicemente ascoltando il proprio respiro prima di entrare in una stanza.

Conclusione

La mindfulness non è una “moda new age”, ma una pratica concreta, validata scientificamente, che può migliorare la qualità del lavoro e della vita di chi si prende cura degli altri. In un sistema sanitario sempre più sotto pressione, imparare a prendersi cura anche di sé non è un lusso, ma una necessità. La consapevolezza, come l’empatia, è una competenza che si può coltivare — e che può fare la differenza.

Sunday, April 27, 2025

Ci vuole un fisico (e una testa) bestiale

Eh sì, ci vuole un fisico bestiale per svolgere certe professioni.

Prendiamo l’infermiere: carenze di organico, turni incalzanti, scarse possibilità di pieno recupero fisico e mentale, organizzazioni tutt'altro che accoglienti, retribuzioni che non rendono giustizia alla responsabilità e all'impegno richiesti.
E poi, un nemico da affrontare: la malattia.
Subdola, insidiosa, imprevedibile come il mare nei romanzi di Conrad.

Un nemico che non dà tregua, che ti costringe a un aggiornamento continuo.
Leggi soltanto paper scientifici, frequenti corsi di formazione. Se provi a studiare altro, lo fai a intermittenza, di nascosto, nei pochi giorni di vacanza, con addosso il senso di colpa — perché intanto la famiglia reclama il suo spazio, e il pensiero dei malati ti insegue.

Anche leggere un romanzo, che non sia semplice "trash-fiction", diventa un'impresa.
Lo affronti a spizzichi e bocconi, spesso costretto a interromperlo e riprenderlo più volte, soprattutto se è un romanzo complesso, affollato di personaggi.
Nel malaugurato caso si legga sotto l’ombrellone, è un disastro: le pagine si ungono di crema abbronzante, il caldo, il chiacchiericcio, la musica di sottofondo ti svuotano la testa.
Il cervello — è noto — non regge la sovrastimolazione sensoriale.
E, per soprammercato, ti senti in colpa.
Hai tradito il malato. Sei stato troppo indulgente con te stesso. Hai abbassato la guardia nella lotta quotidiana contro la balena bianca: la malattia.
Così, molte letture vengono rimandate alla pensione.
Quando, però, arrivano gli acciacchi e il calo di energia. E allora sei fregato.

Non so se sia un’esperienza universale. Ma so che è molto, troppo diffusa fra chi prende davvero sul serio questa professione.

I dati parlano chiaro: tra il 2021 e il 2022, oltre 15.000 infermieri a tempo indeterminato hanno lasciato la sanità pubblica, e più del 20% ha cambiato vita e lavoro.
Un'altra fonte racconta che 6 professionisti su 10 pensano di abbandonare, e che un quarto di loro lo fa davvero.
La carenza di infermieri in Italia non è un problema contingente: è strutturale, cronico, in peggioramento.
Mancano più di 220.000 infermieri rispetto agli standard europei.
Chi resta, resta schiacciato sotto una pressione insostenibile.

Eh sì...
Ci vuole un fisico bestiale.
E anche una psiche d'acciaio.

Tuesday, April 30, 2019

Aumentano in Gran Bretagna i suicidi tra gli infermieri

Sono in aumento i suicidi tra gli infermieri. A dare l'allarme è la rivista inglese Nursing Times (Gemma Mitchell, Figures spark call for inquiry into 'alarming' levels of nurse suicide, 29 aprile 2019) che invoca una maggiore attenzione nei confronti dello stress e delle pressioni cui viene sottoposto il personale del Servizio Sanitario Nazionale. Il Governo britannico è stato sollecitato a svolgere un'indagine urgente. In questi anni di taglio dei costi, di ottimizzazione delle risorse e di razionalizzazione economica si è forse perso di vista il "fattore umano", lo sviluppo di organizzazioni più attente alle esigenze degli operatori, in linea con le acquisizioni della psicologia e della sociologia del lavoro.

Monday, October 21, 2013

Suicidi e disturbi mentali in aumento tra gli infermieri

Due suicidi ed incremento dei disturbi mentali tra gli infermieri padovani. E' questo il bollettino di guerra diffuso dal Corriere del Veneto del 18 ottobre 2013, nell'articolo "Superlavoro e stress emotivo, gli infermieri dallo psichiatra", a firma di Michela Nicolussi Moro. Le cause: carichi di lavoro eccessivi, ferie e riposi che saltano, doppi turni, una pressione lavorativa crescente. L'impossibilità, aggiungo io, di avere una vita privata autonoma dal lavoro, di coltivare i propri hobby e la propria personalità, di studiare o semplicemente di distrarsi. Di godersi la famiglia e i figli, di avere una qualità di vita accettabile. Insomma, in poche parole, di fare una vita normale e umana. Una situazione non limitata a Padova o al solo Veneto, ma a leggere gli articoli sempre più numerosi della stampa locale italiana, una emergenza, vera, che riguarda l'intero territorio nazionale. Eppure, mi risulta esista una normativa europea che impone a qualsiasi azienda, comprese le aziende sanitarie, di garantire un clima lavorativo ottimale. Per fare in modo che il lavoro non diventi una pena e una maledizione biblica, ma una fonte possibile di autorealizzazione e di gratificazione. L'allarme sulla carenza ormai insostenibile delle risorse infermieristice suona già da diverso tempo, ma nessuno in Parlamento sembra raccoglierlo. L'infermiere è un invisibile e in Italia soltanto le categorie che acquisiscono visibilità sui media che contano riscuotono interesse e ottengono risposta ai loro bisogni.

Monday, September 30, 2013

Infermieri motivati ma delusi

"Infermieri tra malessere e orgoglio" titola in apertura, a tutta pagina, Il Sole 24 ore Sanità del 17-23 settembre 2013. L'articolo riferisce di un'indagine, svolta da Cergas Bocconi e Nursind, sugli infermieri italiani. Dallo studio emerge che l'infermiere tipo italiano è orgoglioso del lavoro che svolge e si identifica con la propria professione, ma percepisce uno scarso riconoscimento da parte della società, della politica e dei media. Inoltre si lamenta di un aumento significativo dei carichi di lavoro, nel corso degli ultimi anni, con un incremento dello stress fisico e psichico a fronte di una gestione aziendale percepita come inadeguata, insufficiente e inefficace. Poco consola che i colleghi tedeschi e olandesi, meglio retribuiti e organizzati, manifestino un'insoddisfazione più marcata degli italiani nei confronti della professione. Infine dalla ricerca emerge un progressivo invecchiamento degli infermieri italiani, che potrebbe determinare nel prossimo futuro dei seri problemi di turnover.

Thursday, May 30, 2013

Infermieri. Lo stress lavoro-correlato mina la salute degli operatori e peggiora le prestazioni rese ai cittadini

Viviamo tempi di crisi economica, forse peggiore persino della catastrofe economica del 1929. In Italia il debito pubblico è alle stelle e soldi non ce ne sono. Ed è giusto che si provveda a tagliare la spesa pubblica. Naturalmente con tagli razionali. Non incidendo la carne viva. Purtroppo l'imperatvo di tagliare porta oggi, invece, a tagli lineari e indiscriminati, non a tagli ragionati. Si riducono risorse laddove invece bisognerebbe rafforzare. E' il caso dell'assistenza infermieristica, che andrebbe, nel nostro Paese, potenziata, tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie cronico-degenerative. Bloccando invece il turnover, ci informa il Sole Sanità, una testata non certo tenera con gli infermieri, sta peggiorando il clima lavorativo e stanno aumentando gli infortuni del 50% e i problemi di salute degli operatori collegati allo stress da lavoro. E' davvero paradossale che un settore che si occupa della salute degli italiani si dimostri invece così incapace di tutelare la salute di coloro che vi lavorano, con ricadute pesanti sul piano dell'efficienza e dell'efficacia delle prestazioni erogate ai cittadini. La soluzione non è poi così difficile: occorre un management all'altezza dei tempi, che implementi le migliori tecniche di gestione delle risorse umane e sappia correggere la rotta di un economicismo miope e pasticcione, che sta minando non solo la salute dei cittadini, ma persino quella dei bilanci.

Saturday, October 07, 2006

Stress in aumento per medici e infermieri

E' quanto è emerso da una ricerca condotta dal centro di formazione Albert Schweitzer in 5 ospedali piemontesi (Asl Verbano-Cusio-Ossola, Asl di Chieri-Moncalieri-Carmagnola, ospedali Molinette, Regina Margherita e Sant'Anna di Torino), su un campione di oltre 5000 operatori sanitari.
Lo stress risulta causato soprattutto dagli orari e dai ritmi di lavoro, da un'insufficiente libertà personale, dall'aggressività e invadenza da parte di pazienti e familiari, ma anche dal sensazionalismo sulla cosiddetta "malasanità", dall'assenza di meritocrazia, dal reddito insufficiente e dalla solitudine.