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L'uso inappropriato dei guanti espone a un maggior rischio di dermatite e... a costi eccessivi

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Almeno è quanto sostiene il Royal College of Nursing che ha promosso una campagna di sensibilizzazione tra gli infermieri sull'uso dei guanti. Titolo dell'evento: "Glove Awareness Week" (letteralmente: "settimana di consapevolezza del guanto"). Secondo le loro linee guida i guanti andrebbero usati soltanto quando c'è il pericolo di venire a contatto con il sangue e altri fluidi corporei e con mucose e soluzioni di continuo della cute . Oppure quando si maneggiano preparati chimici irritanti (disinfettanti, farmaci citotossici, ecc.). Inoltre i guanti andrebbero indossati soltanto quando le mani sono completamente asciutte . Secondo gli inglesi, nella pratica clinica si fa spesso un uso inappropriato dei guanti , rischiando di procurarsi lesioni cutanee e sprecando risorse economiche per definizione scarse. Oltre a causare un danno da inquinamento ambientale . Il Royal College stima che 1000 operatori sanitari del Regno Unito sviluppino ogni anno u...

Bioritmi scombussolati dal lavoro a turni

Sulle ripercussioni negative del lavoro a turni torna Psicologia contemporanea in un articolo di Massimo Montebove ( Quei maledetti stressanti turni di lavoro ). Il lavoro a turni, che coinvolge, tra le altre, le cosiddette "professioni di aiuto" come forze dell'ordine e operatori sanitari, ha ripercussioni negative sull'equilibrio psicofisico e sulla salute delle persone. Che vanno dai disturbi del sonno alla stanchezza , dalla riduzione delle abilità cognitive al burnout . Con un rischio aumentato di errori e incidenti sul lavoro . E, secondo molte ricerche, con un incremento della possibilità di sviluppare negli anni malattie organiche anche gravi . Compito delle organizzazioni è pertanto quello di prestare maggiore attenzione all'integrità psicofisica dei lavoratori e all'allestimento di orari e condizioni di servizio più in linea con la salute delle persone. Ciò comporterebbe una ricaduta positiva sull'efficienza stessa del sistema.

I medici in futuro si potranno sostituire, gli infermieri no

L'avvento dell'IA (Intelligenza Artificiale) renderà obsoleti molti lavori che verranno sostituiti da software e da computer collegati in Rete. E' quanto ipotizza il professore israeliano Yuval Noah Harari nel suo (ultimo) libro Lezioni per il XXI secolo . Egli scrive: Molti medici si concentrano in modo quasi esclusivo sull'attività di elaborare informazioni: acquisiscono dati medici, li analizzano e forniscono una diagnosi. Al contrario, gli infermieri devono possedere una certa forza fisica e intuizione psicologica per eseguire un'iniezione dolorosa, sostituire una medicazione o contenere un paziente violento. Pertanto, con ogni probabilità, avremo un dottore dell'IA sul nostro smartphone decenni prima di avere un robot infermiere affidabile. E' plausibile che l'industria della cura alla persona - che si occupa dei malati, sia giovani sia anziani - rimanga un bastione umano per lungo tempo. Parola di futurologo.

Cervelli in fuga: gli infermieri italiani scappano a Londra.

E', in sostanza, quanto pubblica Il Fatto Quotidiano, il 25 ottobre 2015, in un articolo a firma di Ludovica Liuni ( Regno Unito, la "fuga" degli infermieri italiani: "Qui possiamo fare carriera ed essere considerati persone e non numeri" ). Stando a quanto riportato dall'articolo, sono già 2500 gli infermieri italiani che hanno attraversato la Manica e trovato lavoro in Gran Bretagna. Spinti da una maggiore possibilità occupazionale, dalla prospettiva di progressioni di carriera e da salari più alti. La situazione appare paradossale. Secondo una statistica OCSE del 2014, in Italia mancano 60mila infermieri, mentre 25mila laureati continuano a rimanere disoccupati . La recessione economica, iniziata nel 2008, sembra avere pesantemente inciso sul sistema sanitario italiano, con chiusura di posti letto e blocco del turnover.

Suicidi e disturbi mentali in aumento tra gli infermieri

Due suicidi ed incremento dei disturbi mentali tra gli infermieri padovani. E' questo il bollettino di guerra diffuso dal Corriere del Veneto del 18 ottobre 2013, nell'articolo " Superlavoro e stress emotivo, gli infermieri dallo psichiatra ", a firma di Michela Nicolussi Moro. Le cause: carichi di lavoro eccessivi, ferie e riposi che saltano, doppi turni, una pressione lavorativa crescente. L'impossibilità, aggiungo io, di avere una vita privata autonoma dal lavoro, di coltivare i propri hobby e la propria personalità, di studiare o semplicemente di distrarsi. Di godersi la famiglia e i figli, di avere una qualità di vita accettabile. Insomma, in poche parole, di fare una vita normale e umana. Una situazione non limitata a Padova o al solo Veneto, ma a leggere gli articoli sempre più numerosi della stampa locale italiana, una emergenza, vera, che riguarda l'intero territorio nazionale. Eppure, mi risulta esista una normativa europea che impone a qualsiasi...

Infermieri motivati ma delusi

"Infermieri tra malessere e orgoglio" titola in apertura, a tutta pagina, Il Sole 24 ore Sanità del 17-23 settembre 2013. L'articolo riferisce di un'indagine, svolta da Cergas Bocconi e Nursind , sugli infermieri italiani. Dallo studio emerge che l'infermiere tipo italiano è orgoglioso del lavoro che svolge e si identifica con la propria professione , ma percepisce uno scarso riconoscimento da parte della società, della politica e dei media. Inoltre si lamenta di un aumento significativo dei carichi di lavoro , nel corso degli ultimi anni, con un incremento dello stress fisico e psichico a fronte di una gestione aziendale percepita come inadeguata , insufficiente e inefficace. Poco consola che i colleghi tedeschi e olandesi, meglio retribuiti e organizzati, manifestino un'insoddisfazione più marcata degli italiani nei confronti della professione. Infine dalla ricerca emerge un progressivo invecchiamento degli infermieri italiani, che potrebbe determina...

Infermieri. Lo stress lavoro-correlato mina la salute degli operatori e peggiora le prestazioni rese ai cittadini

Viviamo tempi di crisi economica, forse peggiore persino della catastrofe economica del 1929. In Italia il debito pubblico è alle stelle e soldi non ce ne sono. Ed è giusto che si provveda a tagliare la spesa pubblica. Naturalmente con tagli razionali. Non incidendo la carne viva. Purtroppo l'imperatvo di tagliare porta oggi, invece, a tagli lineari e indiscriminati, non a tagli ragionati. Si riducono risorse laddove invece bisognerebbe rafforzare. E' il caso dell'assistenza infermieristica, che andrebbe, nel nostro Paese, potenziata, tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie cronico-degenerative. Bloccando invece il turnover , ci informa il Sole Sanità , una testata non certo tenera con gli infermieri, sta peggiorando il clima lavorativo e stanno aumentando gli infortuni del 50% e i problemi di salute degli operatori collegati allo stress da lavoro . E' davvero paradossale che un settore che si occupa della salute degli...

Crisi economica e professione infermieristica

Il segretario generale dell'EFN (Federazione Europea delle Associazioni Infermieristiche) Paul de Raeve ha dichiarato: Gli effetti della crisi economica sugli infermieri e il settore sono visibili: una effettiva riduzione dei posti di lavoro in tutta Europa, tagli agli stipendi degli infermieri, congelamento dei salari, minori percentuali di assunzioni e di mantenimento dei posti di lavoro e casi in cui si è dovuti scendere a compromessi relativamente alla qualità delle cure e alla salute dei pazienti. In tutta Europa tutto ciò si è tradotto in maggiore lavoro per gli infermieri per poter mantenere gli standard di qualità, allo stesso tempo si richiede agli infermieri stessi di lavorare di più e guadagnare di meno. Mancanza di attrezzature, forniture ridotte e personale inadeguato fanno sì che in tutta Europa la vita dei pazienti sia messa in pericolo quotidianamente. Per far sì che gli infermieri possano mantenere alti gli standard di qualità, devono essere intraprese azioni concr...

Infermieri, lavoratori qualificati introvabili e sottopagati

Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere (fonte Il Sole 24 Ore ), è difficile per le imprese italiane trovare lavoratori tra alcune professioni ad elevata specializzazione. Fra le dieci figure professionali qualificate più difficili da reperire per le aziende, al primo posto figurano gli infermieri . Le vecchie leggi del mercato suggeriscono che per riequilibrare domanda e offerta bisogna agire sul prezzo. Retribuzioni più elevate per gli infermieri, in linea con le retribuzioni europee (e migliori condizioni di lavoro), renderebbero sicuramente questa professione maggiormente appetibile per i giovani. Purtroppo molti governanti e amministratori sono per il mercato soltanto a parole.

Né cameriere, né suore, né imbecilli!

E' il significativo slogan con cui le infermiere e gli infermieri francesi sono scesi in piazza negli ultimi anni, a fronte di una situazione professionale e organizzativa che ricorda molto quella italiana.

Infermiere lavoro usurante

Per Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil, quella dell'infermiere è un'attività usurante, al pari di vigili del fuoco, portieri di notte, maestre d'asilo, poliziotti, carabinieri, lavoratori delle dogane e baristi. Lo dichiara in un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera il 17 luglio 2007. Per definire i lavori usuranti, Angeletti utilizza i criteri del lavoro notturno e dello stress indotto dal contatto con l'utenza . Tra i lavori meno usuranti in assoluto, Angeletti colloca i docenti universitari, i magistrati e i piloti d'aereo.

Altrimenti ci arrabbiamo

Gli infermieri irlandesi chiedono una riduzione dell'orario di lavoro e un aumento di stipendio del 10%. Lo riferisce il sito Irlandiani.com Dichiarano di essere arrabbiati, molto arrabbiati e minacciano lo sciopero. Finalmente, in qualche parte del mondo, anche gli infermieri, come le formiche, si incazzano e reclamano i propri sacrosanti diritti. Da imitare.

Braccia strappate all'agricoltura

A volte ho l'impressione che l'organizzazione dell'ospedale italiano combaci con quella del lavoro nei campi di cento, duecento anni fa. C'è il primario che è un prolungamento del vecchio padrone, libero di manifestare tutte le proprie manie e a cui tutti devono dare sempre ragione, c'è il caporeparto che è il fattore arcigno e autoritario che ti tallona passo passo e che non brilla quasi mai per comprensione ed empatia e infine c'è l'infemiere, che la legge dichiara responsabile dell'assistenza, ma che in realtà conta come l'antico bracciante, un semplice esecutore, un due di coppe, la remota rotella dell'ingranaggio cui attribuire il lavoro oneroso e le colpe per tutto quello che non va. Fortunatamente non dappertutto è così, ma gran parte della mia esperienza professionale mi ha portato a queste amareggiate conclusioni. Era ingiusto il trattamento riservato nei secoli scorsi al bracciante, che spesso era analfabeta, ma non per questo privo di ...

La rivolta degli infermieri

... ed ecco il secondo articolo di un'inchiesta giornalistica che ha tutta l'aria di essere seria e di continuare. Il buon giornalismo, d'altronde, è questo: ci mostra la realtà che, talvolta nella sua crudezza, è ben diversa dagli stereotipi radicati nella mente della gente comune, di tutti noi che magari ci formiamo i nostri costrutti personali su determinati argomenti, partendo da informazioni di seconda mano. Il quadro che si profila credo sia emblematico non soltanto di Torino, bensì della realtà di molti ospedali italiani. La rivolta degli infermieri di Salizzoni Strumentisti sul piede di guerra al centro trapianti: «24 le ore lavorate nell'arco di due giorni consecutivi» RAPHAEL ZANOTTI TORINO Era nell’aria. Dopo il Regina Margherita il primo ospedale da cui sarebbe partito un esposto sulle condizioni di lavoro degli infermieri sarebbe stato quello delle Molinette. Quello che forse non ci si aspettava è che i primi a ribellarsi sarebbero stati gli infermieri di...

Infermieri schiavi dell'ospedale

Riporto due articoli significativi sulla condizione degli infermieri negli ospedali italiani, articoli che dovrebbe far riflettere chi ancora pensa che lavorare nel pubblico significhi spassarsela. Opinione che sembra largamente condivisa anche nelle stanze del potere. La fonte è il sito del quotidiano di Torino La Stampa . Ecco il primo articolo... Infermieri "schiavi dell'ospedale" E' di 16 ore al giorno il doppio turno previsto dal Regina Margherita RAPHAEL ZANOTTI TORINO Avvertenza: i nomi sono rigorosamente di fantasia, le storie no. Nude e crude, così come ce le hanno raccontate nei bagni, dietro l’angolo di un corridoio, nascosti da un anfratto, gli infermieri dell’ospedale Regina Margherita. Perché sembra incredibile, eppure anche qui, tra alberi, orsetti e farfalle disegnati sui muri dell’ospedale infantile, c’è chi ha paura a parlare. L’esposto sulle condizioni di lavoro partito dal piccolo nosocomio ha innescato un effetto domino. Presto anche gli infermier...

Carenza di infermieri? Balle. Ci sono, ma sono imboscati

Ormai il problema della carenza di infermieri è diventato simile alla peste manzoniana: tutti alla ricerca dei possibili "untori". Novello don Ferrante, per lo stimabilissimo prof Mauro Salizzoni, responsabile del Centro Trapianti all'ospedale Molinette di Torino, per altri versi professatore di idee generali politically correct, la crisi degli infermieri non esiste. La verità è che gli infermieri ci sono, soltanto che il 50% di loro è "imboscato", protetto dal sindacato. E' quanto afferma in un intervista apparsa su La Stampa Web, nella rubrica-blog Stetoscopio . Personalmente, presumo sia vero che esistono nella sanità degli "imboscati", come d'altra parte in qualsiasi settore del Pubblico Impiego. Non ne ho, s'intende, le prove. Imboscati ce ne sono persino nelle aziende private e non solo in Italia. Sono perfettamente d'accordo che sia un fenomeno da combattere e non solo a parole. Sono d'accordo anche quando l'illustre me...

Il ministro istituisce una Commissione nazionale sulle scienze infermieristiche

Il ministro Livia Turco, intervenendo alla prima Conferenza nazionale sulle politiche per la professione infermieristica, organizzata dalla Federazione Ipasvi, ha annunciato l'istituzione di una Commissione nazionale sulle scienze infermieristiche. "Fino dalla mia prima esperienza nelle politiche sociali ho compreso che quella dell’infermiere è una figura strategica e fondamentale”, ha detto il ministro e ha aggiunto che occorre un salto culturale che metta fine all'idea dell' infermiere che "affianca". L'infermiere invece, secondo Livia Turco," organizza e gestisce ". La notizia è riportata da Il Bisturi , in data 16 marzo. Speriamo non si tratti delle solite belle parole, delle promesse che poi si perdono per strada. Di certo la sanità italiana, nell'interesse degli infermieri e dei cittadini, al di là della ormai improcrastinabile valorizzazione della figura infermieristica, abbisogna di una riorganizzazione profonda, che metta in risalt...

Cure and care

Si ritiene che gli infermieri migliori siano quelli che lavorano nei reparti ipertecnologici, laddove la posta in gioco, la vita del paziente, è alta e la sfida per sconfiggere la malattia acuta, "eroica" ed entusiasmante. Ed è senz'altro vero che prestare la propria attività in contesti operativi, come ad esempio la terapia intensiva, la rianimazione, la sala operatoria, il pronto soccorso, la medicina d'urgenza, richiede abilità e competenze non comuni. Ma è altrettanto vero che la cultura occidentale deve apprestarsi a valorizzare altre prerogative: il prendersi cura del paziente nella sua totalità, la continuità assistenziale, il lavoro routinario, ma prezioso, che caratterizzano l'assistenza di un'altra tipologia di paziente: l'anziano, il disabile, il malato terminale, il paziente cronico. Anzi, proprio i bisogni e i problemi evidenziati dalla condizione di cronicità costituiscono l'incognita più impellente per i sistemi sanitari occidentali. L...

"E' il personale infermieristico la vera anima degli ospedali e la loro presenza è fondamentale"

Si tratta della conclusione cui è giunta una ricerca svolta presso la School of Public Healt dell'Università della California, Los Angeles, da Jack Needleman e collaboratori (Needleman J, Buerhaus PI et al. Nurse staffing in hospital: is there a business case for quality? Health Affairs 2006; 25(1): 204-211). Un numero congruo di infermieri diplomati e l'incremento degli investimenti sull'assistenza infermieristica in termini di ore lavorate riduce il numero di pazienti deceduti, la durata delle degenze e l'incidenza delle complicanze legate al ricovero. Eccellenti risultati si ottengono anche dotando gli infermieri di adeguato personale di supporto.

Il clima organizzativo

Le riviste specializzate pongono sempre maggiore enfasi sulla valutazione del clima organizzativo. Personalmente non condivido tutto questo trionfalismo. Mi è capitato, almeno un paio di volte, di partecipare a questo tipo di inchiesta. E poi, compilati i questionari, cosa succede?... Qualche volta, non sempre, vengono mostrati i (pessimi) risultati, dandone non di rado interpretazioni interessate e distorte. Quello che conta è che in concreto non cambia assolutamente nulla. D'altronde trovo che non abbia senso diagnosticare un disagio se poi non si interviene con efficacia e determinazione su quelle che, con gentile eufemismo, sono chiamate "criticità". Serve soltanto a produrre ulteriore frustrazione e demotivazione. Purtroppo la verità è che nelle aziende c'è ancora poca democrazia. Di peggio: si tollerano e si premiano di frequente atteggiamenti e comportamenti che incidono negativamente sulla serenità di chi lavora e quindi sulle prestazioni, sulla produttività, ...