Saturday, March 24, 2007

Infermieri schiavi dell'ospedale

Riporto due articoli significativi sulla condizione degli infermieri negli ospedali italiani, articoli che dovrebbe far riflettere chi ancora pensa che lavorare nel pubblico significhi spassarsela. Opinione che sembra largamente condivisa anche nelle stanze del potere. La fonte è il sito del quotidiano di Torino La Stampa. Ecco il primo articolo...

Infermieri "schiavi dell'ospedale"
E' di 16 ore al giorno il doppio turno previsto dal Regina Margherita
RAPHAEL ZANOTTI
TORINO
Avvertenza: i nomi sono rigorosamente di fantasia, le storie no. Nude e crude, così come ce le hanno raccontate nei bagni, dietro l’angolo di un corridoio, nascosti da un anfratto, gli infermieri dell’ospedale Regina Margherita. Perché sembra incredibile, eppure anche qui, tra alberi, orsetti e farfalle disegnati sui muri dell’ospedale infantile, c’è chi ha paura a parlare. L’esposto sulle condizioni di lavoro partito dal piccolo nosocomio ha innescato un effetto domino. Presto anche gli infermieri delle Molinette presenteranno un esposto simile alla direzione provinciale del Lavoro. E questo, è naturale, fa scattare un meccanismo: timore di rappresaglie. Michela la incontriamo vicino a Rianimazione. «Non qui - dice - e si sposta dietro un angolo - non voglio che mi vedano». Racconta del suo reparto. «La reperibilità ormai viene utilizzata per coprire i buchi. Solo qualche giorno fa ho svolto il mio normale turno dalle 15 alle 23, poi ho fatto la notte in reperibilità in ospedale, il mattino ho dormito e il pomeriggio ero di nuovo qui. Purtroppo non è un evento unico. Il problema è che così si rischia: noi e, quel che è peggio, il paziente». Michela si ferma. L’ascensore è arrivato al piano. Passano due persone e ricomincia: «Il mio lavoro mi piace, non lascerei mai un paziente in difficoltà. Però, così, non ho una vita privata. Fidanzati? Figli? E chi ha il tempo? Bisognerebbe fare un’indagine solo per vedere quanti divorzi sono dovuti a un nome sui turni della settimana».

Scendendo le scale s’incontrano operai indaffarati. «Sono qui da stamattina - avverte Lorenzo, un infermiere iscritto al Nursing Up, il sindacato di categoria che ha presentato la lettera esposto -. Sarà un caso, ma da stamattina si lavora nelle sale operatorie, sono comparsi i presidi medici per la sicurezza prima introvabili, si rattoppa, si ripara... e agli infermieri è vietato rilasciare interviste alla stampa». La sicurezza è un altro di quei temi di cui si parla sottovoce, nei corridoi. «Le porte di radiologia non sono schermate col piombo - dice Lorenzo -. Inoltre chi lavora nelle sale operatorie non percepisce l’indennità per le radiazioni. È strano, ma gli infermieri della sala gessi che vengono in radiologia una volta ogni tanto, l’hanno. Noi no. Nessuno capisce perché». Il Regina Margherita ha quattro sale operatorie. Gli infermieri sono pochi, e così la reperibilità diventa la norma. «In teoria il contratto prevede sei reperibilità al mese, ma non è mai così» spiega Claudio Delli Carri del Nursing Up. «La mia media è di 13 al mese - racconta subito Lorenzo -, ma chi lavora nella sala di cardiochirurgia, più specialistica, è arrivato anche a 28». La reperibilità è la morte di ogni progetto di vita oltre il lavoro, al di là della corsia. Essere reperibili significa non allontanarsi mai oltre una distanza di 20 chilometri dall’ospedale. Significa vivere costantemente con una parte della testa al lavoro. Dormire con un occhio solo.

Giulia lavora così. La contattiamo a fine turno grazie al numero di cellulare che ci lascia per evitare di farsi vedere mentre parliamo con lei. «Mi è capitato di fare più volte il doppio turno, oltre 16 ore di lavoro. Sono separata e con figli, per fortuna c’è mia madre che mi dà una mano, altrimenti non saprei proprio come fare. Purtroppo, a volte, si ha l’impressione che facciano leva sul buonsenso, sul fatto che se hai scelto di fare questo mestiere, un paziente non lo lascerai mai senza essere sicuro». Anche al pronto soccorso, le cose non vanno meglio. Katia racconta delle «colleghe in mutua pur di riposarsi» e del «codice bianco», dodici ore di filato di domenica dopo aver già svolto il numero di ore regolari. «Sai che questo è straordinario?» le chiede Delli Carri. «No» è la risposta. «Ecco - dice il sindacalista - anche così nascono queste storture».

4 comments:

Anonymous said...

Ma gli infermieri fanno ancora doppi turni, come due notti di fila?
Non è di rigore turnare dopo la notte, con la sortita ed il riposo? La mia amica Elena lavora in un'isola felice, allora...???

munster said...
This comment has been removed by the author.
munster said...

Gli infermieri fanno di tutto, anche di più. E gli straordinari servono per rimpinguare una altrimenti magrissima busta paga.
Mi chiedo però sempre più spesso dove finiscano i molti denari risparmiati, sfruttando la flessibilità degli infermieri. Sarebbe ora se lo chiedessero anche i cittadini che pagano le tasse.

Anonymous said...

Vorrei trovare informazione riguardante la normativa sulle reperibilita. grazie