L’ultimo turno: riflessioni sulla crisi dei lavori di cura

Negli ospedali, nelle scuole, nelle case di riposo, nei servizi sociali, c’è un filo sottile che tiene insieme la nostra società: sono i lavori di cura. Infermieri, badanti, terapeuti, insegnanti, assistenti sociali… senza di loro, il nostro presente sarebbe più fragile e il nostro futuro in pericolo. Eppure, questi mestieri, fondamentali, continuano a essere poco riconosciuti e scarsamente remunerati.

Come spiega Riccardo Maggiolo nel suo articolo su HuffPost  (L'ultimo turno. Diagnosi di una società vecchia e malata che nessuno cura), il problema non è solo economico: è culturale. Il valore di un intervento salvavita, di un supporto educativo o di un aiuto concreto a chi è fragile, è incalcolabile. Ma genera poco profitto diretto. Di contro, lavori che producono risultati facilmente misurabili – anche se spesso marginali – sono premiati.

C’è poi una questione morale: chi lavora nella cura deve spesso andare oltre il dovere, perché ciò che fa coinvolge direttamente la vita delle persone. È un lavoro che richiede empatia, dedizione, resistenza, eppure la società lo ignora o lo sottopaga.

La generazione più giovane, inoltre, mostra interesse crescente per l’etica e i rapporti umani, ma è scoraggiata dalle condizioni lavorative pesanti, dagli orari disumani e da una formazione orientata altrove, verso il digitale e la tecnologia. Questo spiega perché la carenza di personale nel settore della cura non si risolverà solo con aumenti di stipendio o campagne di reclutamento.

Una soluzione radicale, come suggerisce l’articolo, potrebbe essere introdurre un reddito di base universale. Garantire sicurezza economica a tutti permetterebbe di valorizzare davvero i lavori che contano per la società: quelli della cura, dell’educazione, della relazione umana.

Per noi infermieri e operatori della salute, il messaggio è chiaro: il nostro lavoro è centrale, insostituibile, e merita attenzione, rispetto e protezione. Non possiamo più essere gli “ultimi turni” di una società che invecchia e si ammala senza chi se ne prenda cura.


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