“L’ultimo turno di un’infermiera”: finalmente un film che racconta la nostra realtà
Chi lavora nel mondo dell’assistenza sanitaria sa bene che ci sono giornate che sembrano non finire mai. Turni massacranti, reparti sotto organico, corse contro il tempo, decisioni da prendere al volo. È raro però che il cinema riesca a raccontare tutto questo in modo autentico. Con L’ultimo turno di un’infermiera (titolo originale Heldin), la regista Petra Volpe ci riesce.
Il film – presentato alla 75ª Berlinale e in uscita in Italia ad agosto 2025 – ci catapulta in un turno notturno di Floria, giovane infermiera di chirurgia, interpretata da una straordinaria Leonie Benesch. In meno di due ore, viviamo con lei il caos, la responsabilità, il senso di impotenza e, soprattutto, l’invisibilità che spesso accompagna il nostro mestiere.
Un film girato col respiro corto
Petra Volpe – già nota per film ad alto impatto sociale – costruisce un racconto che non concede tregua. Inquadrature serrate, piani sequenza che restituiscono il fiato corto, ambienti opprimenti. Chi ha vissuto certe notti in ospedale si sentirà a casa. O meglio: rivivrà sulla pelle emozioni che spesso, fuori dal reparto, nessuno capisce.
Dietro la finzione, una denuncia reale
Il film si chiude con dati che fanno riflettere: in Svizzera, entro il 2030 mancheranno 30.000 infermieri. Il 36% di chi sceglie la professione la abbandona nei primi quattro anni. Una statistica che rispecchia anche la realtà italiana. Questo film non è solo cinema: è un grido d’allarme, rivolto a politici, dirigenti sanitari, cittadini.
Una protagonista per tutte noi (e tutti noi)
Floria non è un’eroina hollywoodiana. È vera. Fragile, competente, stanca, lucida, empatica. Una di noi. E in lei, finalmente, la figura dell’infermiere emerge per ciò che è: pilastro del sistema sanitario. Non "angelo", non "aiutante del medico", ma professionista preparato, spesso lasciato solo.
Un film che ci restituisce dignità
In un’intervista a Coming Soon, Petra Volpe racconta di essersi ispirata a un’infermiera reale, conosciuta personalmente. Voleva rendere visibile ciò che di solito resta nascosto: le mani che tengono insieme un sistema che rischia ogni giorno di collassare.
Guardatelo. Proponetelo ai vostri colleghi. Parlatene nei reparti. È raro che il cinema si accorga di noi. Quando accade, non possiamo restare in silenzio.
Comments