Sunday, October 25, 2015

Cervelli in fuga: gli infermieri italiani scappano a Londra.

E', in sostanza, quanto pubblica Il Fatto Quotidiano, il 25 ottobre 2015, in un articolo a firma di Ludovica Liuni (Regno Unito, la "fuga" degli infermieri italiani: "Qui possiamo fare carriera ed essere considerati persone e non numeri"). Stando a quanto riportato dall'articolo, sono già 2500 gli infermieri italiani che hanno attraversato la Manica e trovato lavoro in Gran Bretagna. Spinti da una maggiore possibilità occupazionale, dalla prospettiva di progressioni di carriera e da salari più alti. La situazione appare paradossale. Secondo una statistica OCSE del 2014, in Italia mancano 60mila infermieri, mentre 25mila laureati continuano a rimanere disoccupati. La recessione economica, iniziata nel 2008, sembra avere pesantemente inciso sul sistema sanitario italiano, con chiusura di posti letto e blocco del turnover.

Saturday, February 28, 2015

Gli infermieri del futuro saranno prodotti da stampanti 3D?

E' la scioccante tesi che avanza Jaron Lanier nel suo ultimo libro, La dignità ai tempi di internet. Per un'economia digitale equa, edito in Italia da il Saggiatore nel 2014. Pioniere dell'informatica, esperto di Realtà virtuale, collaboratore di giganti digitali come Google, Adobe, Oracle e Microsoft, considerato da Time uno dei cento pensatori più influenti del nostro tempo, Lanier vede il futuro socio-assistenziale dominato dai robot. Gli anziani, sostiene Lanier, sono in costante aumento e sta diventando pressoché insostenibile rispondere ai loro bisogni sanitari con efficienza ed efficacia. Inoltre gli infermieri in carne ed ossa sono soggetti a comprensibili errori umani, che potrebbero costare sempre di più in termini di risarcimenti e polizze assicurative. Ecco che diventa allettante l'idea di produrre, magari ricorrendo alle famose stampanti 3D, assistenti e infermieri meno fallibili e più economici. Già ora, scrive Lanier, "i robot possono eseguire compiti piuttosto delicati, come alcune fasi di operazioni chirurgiche, e si stanno rivelando molto più affidabili degli esseri umani in contesti come la guida dei veicoli". Lanier definisce "plausibile" questo, anche per lui inquietante, scenario fantascientifico. Spesso i futurologi sbagliano le previsioni. Vedremo.

Monday, October 21, 2013

Suicidi e disturbi mentali in aumento tra gli infermieri

Due suicidi ed incremento dei disturbi mentali tra gli infermieri padovani. E' questo il bollettino di guerra diffuso dal Corriere del Veneto del 18 ottobre 2013, nell'articolo "Superlavoro e stress emotivo, gli infermieri dallo psichiatra", a firma di Michela Nicolussi Moro. Le cause: carichi di lavoro eccessivi, ferie e riposi che saltano, doppi turni, una pressione lavorativa crescente. L'impossibilità, aggiungo io, di avere una vita privata autonoma dal lavoro, di coltivare i propri hobby e la propria personalità, di studiare o semplicemente di distrarsi. Di godersi la famiglia e i figli, di avere una qualità di vita accettabile. Insomma, in poche parole, di fare una vita normale e umana. Una situazione non limitata a Padova o al solo Veneto, ma a leggere gli articoli sempre più numerosi della stampa locale italiana, una emergenza, vera, che riguarda l'intero territorio nazionale. Eppure, mi risulta esista una normativa europea che impone a qualsiasi azienda, comprese le aziende sanitarie, di garantire un clima lavorativo ottimale. Per fare in modo che il lavoro non diventi una pena e una maledizione biblica, ma una fonte possibile di autorealizzazione e di gratificazione. L'allarme sulla carenza ormai insostenibile delle risorse infermieristice suona già da diverso tempo, ma nessuno in Parlamento sembra raccoglierlo. L'infermiere è un invisibile e in Italia soltanto le categorie che acquisiscono visibilità sui media che contano riscuotono interesse e ottengono risposta ai loro bisogni.

Monday, September 30, 2013

Infermieri motivati ma delusi

"Infermieri tra malessere e orgoglio" titola in apertura, a tutta pagina, Il Sole 24 ore Sanità del 17-23 settembre 2013. L'articolo riferisce di un'indagine, svolta da Cergas Bocconi e Nursind, sugli infermieri italiani. Dallo studio emerge che l'infermiere tipo italiano è orgoglioso del lavoro che svolge e si identifica con la propria professione, ma percepisce uno scarso riconoscimento da parte della società, della politica e dei media. Inoltre si lamenta di un aumento significativo dei carichi di lavoro, nel corso degli ultimi anni, con un incremento dello stress fisico e psichico a fronte di una gestione aziendale percepita come inadeguata, insufficiente e inefficace. Poco consola che i colleghi tedeschi e olandesi, meglio retribuiti e organizzati, manifestino un'insoddisfazione più marcata degli italiani nei confronti della professione. Infine dalla ricerca emerge un progressivo invecchiamento degli infermieri italiani, che potrebbe determinare nel prossimo futuro dei seri problemi di turnover.

Thursday, May 30, 2013

Infermieri. Lo stress lavoro-correlato mina la salute degli operatori e peggiora le prestazioni rese ai cittadini

Viviamo tempi di crisi economica, forse peggiore persino della catastrofe economica del 1929. In Italia il debito pubblico è alle stelle e soldi non ce ne sono. Ed è giusto che si provveda a tagliare la spesa pubblica. Naturalmente con tagli razionali. Non incidendo la carne viva. Purtroppo l'imperatvo di tagliare porta oggi, invece, a tagli lineari e indiscriminati, non a tagli ragionati. Si riducono risorse laddove invece bisognerebbe rafforzare. E' il caso dell'assistenza infermieristica, che andrebbe, nel nostro Paese, potenziata, tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie cronico-degenerative. Bloccando invece il turnover, ci informa il Sole Sanità, una testata non certo tenera con gli infermieri, sta peggiorando il clima lavorativo e stanno aumentando gli infortuni del 50% e i problemi di salute degli operatori collegati allo stress da lavoro. E' davvero paradossale che un settore che si occupa della salute degli italiani si dimostri invece così incapace di tutelare la salute di coloro che vi lavorano, con ricadute pesanti sul piano dell'efficienza e dell'efficacia delle prestazioni erogate ai cittadini. La soluzione non è poi così difficile: occorre un management all'altezza dei tempi, che implementi le migliori tecniche di gestione delle risorse umane e sappia correggere la rotta di un economicismo miope e pasticcione, che sta minando non solo la salute dei cittadini, ma persino quella dei bilanci.

Monday, May 07, 2012

Crisi economica e professione infermieristica

Il segretario generale dell'EFN (Federazione Europea delle Associazioni Infermieristiche) Paul de Raeve ha dichiarato:
Gli effetti della crisi economica sugli infermieri e il settore sono visibili: una effettiva riduzione dei posti di lavoro in tutta Europa, tagli agli stipendi degli infermieri, congelamento dei salari, minori percentuali di assunzioni e di mantenimento dei posti di lavoro e casi in cui si è dovuti scendere a compromessi relativamente alla qualità delle cure e alla salute dei pazienti. In tutta Europa tutto ciò si è tradotto in maggiore lavoro per gli infermieri per poter mantenere gli standard di qualità, allo stesso tempo si richiede agli infermieri stessi di lavorare di più e guadagnare di meno. Mancanza di attrezzature, forniture ridotte e personale inadeguato fanno sì che in tutta Europa la vita dei pazienti sia messa in pericolo quotidianamente. Per far sì che gli infermieri possano mantenere alti gli standard di qualità, devono essere intraprese azioni concrete per migliorare le condizioni di lavoro e la formazione degli infermieri.
(Fonte: Il Sole 24 Ore Sanità)

Monday, February 13, 2012

Carenza di infermieri e sicurezza del malato

L'attenzione spasmodica al contenimento dei costi, in tempi di crisi economica, colpisce anche la sanità. Da un lato è giusto che si cerchi di ottimizzare le risorse e di progettare un sistema sanitario economicamente sostenibile. Dall'altro, sarebbe sbagliato sottovalutare i rischi che un ridimensionamento di risorse comporta. I giornali italiani pullulano di articoli in cui si lamenta una carenza cronica di personale infermieristico nelle strutture sanitarie. Spesso la notizia è accolta dal cittadino comune con un'alzata di spalle. Cittadino che spesso non conosce la complessità dell'organizzazione sanitaria ed è convinto (o è stato convinto da una cattiva stampa) che negli ospedali, come in genere nei posti pubblici, si lavori poco.
Ebbene, pur senza creare inutili allarmismi, è bene informare quello stesso cittadino che una carenza di infermieri si può ripercuotere sulla sua stessa sicurezza, una volta che si trovi ad aver bisogno di prestazioni sanitarie.
Soltanto una presenza adeguata di infermieri in corsia e nei servizi territoriali può garantire, come dimostrato da numerose ricerche, una minore frequenza di complicanze ed eventi avversi, ricoveri più brevi e tassi di mortalità più bassi.

Friday, January 15, 2010

Da grande farò... L'infermiera

Dopo tanti articoli di stampa che accusano gli infermieri delle peggiori nefandezze, spesso non distinguendo tra le varie figure professionali che si incontrano in campo sanitario (per i giornali, anche quelli più importanti, è infermiere chiunque in sanità indossi una divisa e non sia medico), finalmente ho trovato un articolo che trasmette un'immagine positiva della nostra professione. Nella rubrica "Cosa farò da grande..." del n. 73 di Focus Junior scrive infatti Annalisa Infante:
"Nei telefilm gli infermieri sono degli eroi: sempre di corsa al fianco dei dottori per salvare la vita dei pazienti. Nella realtà, anche se con un po' di "avventura" in meno, sono gli "angeli" degli ospedali. Aiutano i malati che soffrono, somministrano i medicinali, accorrono quando qualcosa non va. E, per i medici, sono un aiuto molto importante. La loro non è una vita facile perché richiede sacrifici, un po' di psicologia e molta disponibilità. Chi ci ha provato, però, assicura che ne vale la pena"
E prosegue:
"Il consiglio, dopo la terza media, è quello di iscriversi a un Liceo che dia una buona preparazione generale. e poi di fare un Corso di laurea in scienze infermieristiche[...]. In una professione d'aiuto, come quella dell'infermiera, l'aggiornamento è essenziale"
Articolo lusinghiero e abbastanza realistico.

Tuesday, November 10, 2009

Gli infermieri scrivono


Gli infermieri scrivono, per comunicare le loro preziose esperienze lavorative. Una pratica che dovrebbe estendersi e che fornisce un importante contributo al dibattito attuale sulla sanità. La qualità dell'assistenza infermieristica è strategica per il funzionamento ottimale di tutto il sistema sanitario. Lo si dimentica ancora troppo spesso.
Segnalo perciò con entusiasmo l'uscita del libro Il sole in una lacrima di Luca Favaro, infermiere di Treviso, cui Famiglia Cristiana dedica un bell'articolo.
Per chi fosse curioso di leggere il libro, si può ordinare qui.

Wednesday, August 12, 2009

Infermieri, lavoratori qualificati introvabili e sottopagati

Secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere (fonte Il Sole 24 Ore), è difficile per le imprese italiane trovare lavoratori tra alcune professioni ad elevata specializzazione.
Fra le dieci figure professionali qualificate più difficili da reperire per le aziende, al primo posto figurano gli infermieri.
Le vecchie leggi del mercato suggeriscono che per riequilibrare domanda e offerta bisogna agire sul prezzo. Retribuzioni più elevate per gli infermieri, in linea con le retribuzioni europee (e migliori condizioni di lavoro), renderebbero sicuramente questa professione maggiormente appetibile per i giovani.
Purtroppo molti governanti e amministratori sono per il mercato soltanto a parole.

Monday, July 06, 2009

L'effetto nocebo

Bello il servizio del Corriere della Sera di domenica 21.06.2009, che tratta dell'"effetto nocebo"("Le parole sbagliate che fanno ammalare", di Daniela Natali, pagina 52).
In pratica, come esiste l'effetto placebo, cioè l'effetto benefico prodotto sulla salute da una sostanza inerte, così esiste l'effetto nocebo, spesso indotto nei malati da un modo disastroso di condurre la relazione medico-paziente da parte del medico stesso.
Scarsa umanità, mancanza di tatto e sensibilità, terrorismo psicologico, pratiche di medicina difensiva, diagnosi sbagliate possono provocare danni alla psiche del paziente, che, tramite i noti
meccanismi neuro-ormonali, possono ripercuotersi sul suo benessere e sulla sua salute fisica.
Secondo il servizio giornalistico la suggestione psicologica negativa può portare, in taluni rari casi, persino alla morte.
Questo ci induce ad inferire che le persone non sono semplici macchine su cui intervenire per tenere sotto controllo o modificare parametri fisiologici, valori di laboratorio, assetti biochimici. La medicina scientifica è affascinante, ha ottenuto grandi conquiste, ma lo scientismo può essere riduttivo e nocivo.
I malati hanno una soggettività che gli operatori sanitari devono tenere in debito conto.
Ricordiamocelo anche noi infermieri e cerchiamo di dire la verità ai malati senza demoralizzarli inutilmente.

Saturday, March 14, 2009

Né cameriere, né suore, né imbecilli!

E' il significativo slogan con cui le infermiere e gli infermieri francesi sono scesi in piazza negli ultimi anni, a fronte di una situazione professionale e organizzativa che ricorda molto quella italiana.

Sunday, October 26, 2008

La Simulazione

Chiunque eserciti una professione sanitaria conosce l'imbarazzo di dover praticare per la prima volta una procedura invasiva su un paziente. Ricordo che la mia prima iniezione intramuscolare me la fecero praticare su una vecchietta semicomatosa così che, anche se avessi avuto la "mano pesante", non si sarebbe lamentata. Più traumatica fu la mia prima flebo, praticata a un eroinomane che, in quanto alla capacità di reperire un accesso venoso, era molto più esperto e abile di me. Certo, si arrivava a intervenire sul paziente teoricamente preparati e dopo aver osservato gli infermieri più esperti dei reparti di tirocinio decine di volte (apprendimento per imitazione). Ma un margine di rischio, nel passaggio dalla teoria alla pratica esiste sempre, talvolta anche consistente, e l'esperienza vissuta da operatore e malato può essere, in talune occasioni, anche molto sgradevole.
Ben venga allora la metodologia della simulazione, usando istruttori, manichini, computer e set didattici virtuali in cui mettere alla prova in sicurezza le proprie conoscenze e migliorare le proprie performance. Ideata in America, in ambito militare e per addestrare i piloti di aereo, la simulazione si è presto estesa negli Stati Uniti, già a partire dagli anni Sessanta, ai contesti sanitari. Dapprima e principalmente negli ambienti che si occupano di pazienti critici ( Anestesia e Rianimazione, Sala operatoria, Terapia Intensiva, Pronto Soccorso, Cardiologia, Pneumologia, Neurologia, Pediatria). L'Europa è ancora in ritardo nell'adozione di questa innovativa metodologia didattica e l'Italia è, in Europa, uno dei fanalini di coda. La tendenza, tuttavia, è quella di colmare, anche nel Vecchio Continente, il divario e recuperare il tempo perso. Magari focalizzandosi non soltanto sulle abilità tecniche, ma anche su quelle relazionali e sullo sviluppo delle capacità di medici e infermieri di lavorare efficacemente in team.
La simulazione promette nei prossimi anni di rivoluzionare la didattica, privilegiando l'apprendimento pratico in situazioni cliniche simulate e controllate rispetto alla vecchia e forse superata lezione ex cathedra. Contribuendo a migliorare, nella realtà del lavoro quotidiano, la sicurezza e la soddisfazione di operatori e malati e ottenendo migliori outcome.
Alla simulazione ha dedicato un interessante supplemento Il Sole Sanità nel mese di settembre. Sul Web, alcuni link interessanti sull'argomento sono:
Simulearn
Sesam (Società europea per la simulazione applicata alla medicina)
Imsh (International Meeting on Simulation in Healtcare)

Saturday, October 04, 2008

Infermiere professione qualificata

Sul sito di Repubblica è uscito un articolo a firma di Federico Pace che individua le 30 professioni "senza crisi", quelli che le aziende assumono. E accanto a controller e contabili, programmatori e progettisti, ci sono gli infermieri, insieme a fisioterapisti e assistenti sociali. In un periodo in cui sta aumentando la disoccupazione, anche intellettuale, in tutto il Paese, alcuni "profili qualificati" come quello di infermiere sono richiestissimi dal mercato del lavoro.
Con buona pace delle fiction italiane sugli ospedali, dove l'infermiere è quasi sempre un poveraccio analfabeta e però dal cuore buono o della sgangherata e maleducata infermiera Gemma del programma "Quelli che il calcio", a riprova della stupidità della televisione, almeno di certa televisione, incapace di cogliere i mutamenti sociali.

Saturday, July 19, 2008

Professori e fannulloni

Stamattina al lavoro è andata abbastanza bene. Nessuna emergenza vera. Qualcuno con la febbre, un altro con il vomito, il paziente della prima stanza che desaturava, quello accanto agitato, il signore del letto 25 che non riusciva ad urinare. Problemi cui si può ovviare: un po' di tachipirina, un plasil intramuscolo, un po' di ossigeno, una sorveglianza assidua, un cateterismo estemporaneo e si ottiene una risoluzione dei sintomi almeno temporanea. Certo, tutti i degenti hanno il loro problema personale, tutti abbisognano di aiuto personalizzato e poi c'è il telefono che squilla in continuazione, spesso con le richieste più strane e ci sono le incombenze amministrative. Si arriva allo scambio di consegne col turno successivo con l'unico desiderio di buttarsi su un letto e dormire un paio d'ore, per smaltire la fatica.
Eppure da un po' di tempo in qua è diventata moneta corrente l'equazione dipendente pubblico = fannullone. Già, nessuno può sfuggire alle ingiurie della gente e del tempo, diceva il saggio. Pazienza, non è l'amor proprio il problema fondamentale.
Aggiungo che sulle assenze per malattia posso anche essere d'accordo. Non mi piacciono gli arroccamenti demagogici e trovo ingiusto che chi sta a casa guadagni quanto chi sgobba sul posto di lavoro e manda avanti la baracca. Diciamocelo francamente: se mettersi in mutua è economicamente conveniente, è ovvio che molti vi ricorrano, anche se si tratta di comportamenti eticamente censurabili.
Sono però deluso dall'approccio semplificatorio del ministro Brunetta. Da un aspirante premio Nobel per l'Economia mi aspettavo di più. Non è riducendo le assenze per malattia e punendo i dipendenti pubblici che si migliorano le prestazioni della Pubblica Amministrazione. Non è nemmeno appellandosi al principio di autorità (parente stretto dell'autoritarismo e diverso dall'autorevolezza), al rispetto delle gerarchie, al potere dei capiufficio, come invoca l'altro ministro Sacconi, che si modernizza l'apparato. Semmai si tenta una regressione all'Ottocento.
Quanti giorni sono andato al lavoro motivatissimo e dopo un quarto d'ora avevo soltanto voglia di mandare tutti a quel paese. Per usare un eufemismo, diciamo che la cultura manageriale vigente in molti settori dirigenziali della Pubblica Amministrazione appare inadeguata. Non lo dico io, ma in Italia quanto a trasparenza, orientamento al risultato, meritocrazia, valutazione e controllo delle prestazioni erogate siamo messi male. Diffondiamo le pratiche manageriali migliori, mettiamo a disposizione di tutti non ferrivecchi degni dell'ex economia sovietica, ma organizzazioni al passo coi tempi, con obiettivi ben definiti, validati e controllati da organismi indipendenti. Penalizziamo gli incompetenti, i furbi e gli opportunisti, che talvolta si annidano anche tra i vertici organizzativi, come eloquentemente dimostrano i recentissimi scandali sanitari ed evitiamo che le persone intelligenti e volonterose si trovino a disagio e demotivate perchè costrette a prendere ordini incongrui e irrazionali. Insomma, ascoltiamo stavolta il professor Ichino e adottiamo i suoi consigli, anche se provengono dall'opposizione. Per il bene della nazione.

Sunday, February 17, 2008

Quando il sogno è cambiare lavoro

Secondo lo studio europeo Next un infermiere su due desidererebbe cambiare lavoro. Ebbene, quell'infermiere stanco e demotivato gode di tutta la mia solidarietà e comprensione. I motivi della disaffezione alla propria altrimenti nobile e umanitaria professione vengono individuati dalla ricerca nello stress, nei turni massacranti e nell'organizzazione del lavoro, caratterizzata da scarso coinvolgimento e partecipazione.
Si propongono nuovi sistemi organizzativi. Negli anni ho avuto modo di sperimentare molte di queste nuove soluzioni manageriali, che purtroppo, malgrado le migliori intenzioni, finiscono in breve tempo per essere distorte e, in accordo con la secolare tradizione italiana, per cambiare tutto affinché niente realmente cambi. Le rivoluzioni manageriali in ambito sanitario (ma non solo) hanno fallito, per la semplice ragione che molti continuano a coltivare una concezione del potere maligna e distruttiva, di fronte alla quale nessuna nuova tecnica organizzativa può opporre rimedio. In Italia si usa il potere in modo personalistico, essenzialmente per opprimere e non per migliorare la qualità della vita delle persone. Senza un cambiamento culturale che conduca ad un esercizio più maturo del potere non c'è speranza.

Saturday, October 20, 2007

... ma il barone-Dio rovina l'Italia

Qualche giorno fa è apparso su La Stampa un articolo dal titolo emblematico: Il barone-Dio rovina l'Italia. Scrive l'estensore dell'articolo: "L'Health Consumer Powerhouse, istituto indipendente di analisi e informazione di Bruxelles, dice che la Sanità italiana è rovinata dai baroni. Molti, troppi nostri medici si credono Dio. [...] Per fortuna qualcuno ci dà una speranza: 'Le giovani generazioni sono meglio, hanno capito che l''aria" è cambiata, che non si può portare avanti gente che non lo merita solo perché ha appoggi o è amico dell'amico"'.
Ritengo che anche il ritardo dello sviluppo della professione infermieristica sia imputabile, nel nostro Paese, in gran parte ad un sistema organizzativo obsoleto, feudale e demotivante, dove il merito è quotidianamente negletto e dove gli interessi e i privilegi particolari prevalgono spesso sull'interesse generale. Un sistema, inoltre, assai poco trasparente.
E' di questi giorni la notizia che il premio Nobel per la Medicina è stato assegnato a un ricercatore nato in Italia, ma emigrato bambino negli Stati Uniti, Mario Capecchi, noto per i suoi studi sull'ingegneria genetica e le cellule staminali. Commenta sarcasticamente Il Sole Sanità: "Ora in tanti si spellano le mani per applaudirlo, celebrando i suoi natali italiani. Ma solo pochi si sono chiesti: ma se fosse rimasto in Italia l'avrebbe mai vinto quel Nobel?".
Riflettiamo dunque e soprattutto speriamo che anche chi ci governa ci rifletta su seriamente.

Monday, October 15, 2007

La sanità italiana? E' vicecampione del mondo

La Sanità italiana è la seconda al mondo per capacità e qualità dell'assistenza in rapporto alle risorse investite. E' quanto ha rilevato l'Oms in un'indagine che ha messo a confronto i sistemi sanitari di tutto il mondo. Tra i punti di forza del nostro Ssn spicca l'aspettativa di vita alla nascita, che ci vede al primo posto, la leadership europea per numero di farmaci gratuiti offerti ai cittadini e l'eccellenza nel campo dei trapianti e della diagnostica ad alta tecnologia. La percentuale di persone che riferiscono di poter raggiungere un ospedale in meno di 20 minuti è superiore alla media europea. Inoltre più dell'80% degli italiani si ritiene abbastanza o molto soddisfatto del proprio stato di salute. E' alto anche il gradimento espresso nei confronti dei servizi sanitari: oltre il 60% dei cittadini apprezza la Sanità pubblica, con punte dell'80% in alcune Regioni.
(tratto da: Giuseppe Di Marco, "L'Oms dà le pagelle all'italia" Il Sole 24 ore Sanità 9-15 ottobre 2007)

Saturday, August 04, 2007

In Italia aumento di infermieri negli ultimi quindici anni

Secondo il rapporto Ocse "Healt data" 2007 è in aumento il numero di infermieri nell'area Ocse. Il fenomeno riguarda anche l'Italia.
Nel nostro Paese siamo passati, negli ultimi 15 anni, da 5 infermieri ogni 1000 abitanti a 7 infermieri ogni mille abitanti.
Il futuro rimane però ancora un'incognita.

Tuesday, July 31, 2007

La biblioteca

Viviamo nella società della conoscenza, nell'epoca delle "organizzazioni che apprendono", eppure per chi svolge attività che richiedono un aggiornamento continuo è difficile avere accesso alle informazioni giuste, ai testi di studio, a quelle innovazioni scientifiche che determinano il progresso, aumentano l'efficacia degli interventi, migliorano il servizio, incrementano la soddisfazione dei clienti. Una biblioteca ricca e ben funzionante è una necessità inderogabile per qualsiasi azienda che abbia raggiunto una certa dimensione, per qualsiasi istituzione, a maggior ragione se si occupa della salute dei cittadini.
Nella mia ormai non più breve carriera lavorativa mi sono invece imbattuto in biblioteche di ogni tipo, quasi tutte disfunzionali: biblioteche grandi come sgabuzzini, biblioteche in cui i libri sono tenuti sotto chiave, biblioteche in cui l'accesso è consentito per un'ora qualche giorno la settimana, biblioteche che "non ci sono i soldi per comprare i libri", biblioteche che non sai mai con esattezza dove sono ubicate, nascoste negli anfratti più improbabili, biblioteche che per consultare un testo o prenderlo in prestito devi annunciarti in anticipo. Sempre hai l'impressione di essere un ospite indesiderato, uno sgradito rompicoglioni. Capisci che i libri, se hai ancora l'ambizione, l'orgoglio e il senso di responsabilità di mantenerti aggiornato, te li devi comprare attingendo al magro conto corrente personale. Così non va bene.
Passi per i paesi più avanzati, ormai per noi miraggi irraggiungibili, dove in biblioteca ti puoi fermare a studiare persino di notte, ma anche paesi un tempo considerati "in via di sviluppo" come Cina, India e Corea ci stanno superando sul piano della conoscenza. Un ritardo, il nostro, che comincia a costarci caro. Da noi sembra ancora prevalere la vecchia logica patriarcale e contadina che per tenere più saldamente il potere è meglio concentrare il sapere nelle mani di pochi ed escludere la maggioranza dall'accesso alle informazioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.