Sunday, February 17, 2008

Quando il sogno è cambiare lavoro

Secondo lo studio europeo Next un infermiere su due desidererebbe cambiare lavoro. Ebbene, quell'infermiere stanco e demotivato gode di tutta la mia solidarietà e comprensione. I motivi della disaffezione alla propria altrimenti nobile e umanitaria professione vengono individuati dalla ricerca nello stress, nei turni massacranti e nell'organizzazione del lavoro, caratterizzata da scarso coinvolgimento e partecipazione.
Si propongono nuovi sistemi organizzativi. Negli anni ho avuto modo di sperimentare molte di queste nuove soluzioni manageriali, che purtroppo, malgrado le migliori intenzioni, finiscono in breve tempo per essere distorte e, in accordo con la secolare tradizione italiana, per cambiare tutto affinché niente realmente cambi. Le rivoluzioni manageriali in ambito sanitario (ma non solo) hanno fallito, per la semplice ragione che molti continuano a coltivare una concezione del potere maligna e distruttiva, di fronte alla quale nessuna nuova tecnica organizzativa può opporre rimedio. In Italia si usa il potere in modo personalistico, essenzialmente per opprimere e non per migliorare la qualità della vita delle persone. Senza un cambiamento culturale che conduca ad un esercizio più maturo del potere non c'è speranza.

4 comments:

Anonymous said...

come mai non scrivi piu?
andres

munster said...

Mi riprometto di farlo al più presto, ma il lavoro di infermiere sottrae molto tempo ed energie e poi ci sono la famiglia, i figli, gli hobby. Inoltre ho letto che in America alcuni blogger sono morti d'infarto in giovane età per il superlavoro cui si sottoponevano nello sforzo di mantenere in costante aggiornamento il loro spazio...
A parte gli scherzi, avrei molte cose da raccontare e da mettere a fuoco, ma i regolamenti mi impongono di praticare una forma di autocensura, in nome di una disciplina probabilmente giusta e nel rispetto dell'azienda per cui lavoro e che mi dà il pane. Tuttavia io credo fermamente che in Italia ci sia un estremo bisogno di testimonianze rispettose, ma molto franche e di un serio dibattito dal basso in grado di favorire e accelerare il processo di modernizzazione che riguarda tutti i settori, compreso quello delicato e strategico della sanità. Internet è in questo senso uno strumento fantastico ed afficace. Vedrò perciò di trovare, in un futuro assai prossimo, gli argomenti e le parole giuste.
Intanto ti ringrazio per il commento e per quello che ho inteso come un gentilissimo incoraggiamento, che mi motiva ancor di più a continuare. Aspetto ancora tuoi graditi interventi

Pao said...

Come ti capisco... anche io sono infermiere e dopo 5 anni di duro lavoro già sono diventato uno di quesi due che vorrebbe tanto cambiare professione... (e poi dicono che in ospedale non lavoriamo!! OGNI VOLTA MI DEVO ARRABBIARE per difendere la mia categoria..).
Un giorno preferirei fare l'agricoltore, un altro magari lo scaffalatore.. così almeno quando ti girano i 5 minuti (perchè se lavori in ospedale qualcosa succede sempre) almeno non te la prendi con un essere umano, ma con un pezzo di terra o un registro di cartacce..

Pino Ferrantelli said...

Ragazzi il paradosso di questo mestiere che la qualità assistenziale non va d'accordo con i tagli alla sanità e la ottimizzazione delle risorse umane,per non dire altro,noi costretti a lavorare per priorità perché siamo soli con 35 pazienti, stipendio da fame, e con stress continui per la paura che qualcuno ti mena o ti denunci, pagati l'assicurazione, in certi casi non puoi rifiutarti al demansionamento, se denunci rimani da solo, se potete cambiate lavoro anzi pure paese