Posts

Né cameriere, né suore, né imbecilli!

E' il significativo slogan con cui le infermiere e gli infermieri francesi sono scesi in piazza negli ultimi anni, a fronte di una situazione professionale e organizzativa che ricorda molto quella italiana.

La Simulazione

Chiunque eserciti una professione sanitaria conosce l'imbarazzo di dover praticare per la prima volta una procedura invasiva su un paziente. Ricordo che la mia prima iniezione intramuscolare me la fecero praticare su una vecchietta semicomatosa così che, anche se avessi avuto la "mano pesante", non si sarebbe lamentata. Più traumatica fu la mia prima flebo, praticata a un eroinomane che, in quanto alla capacità di reperire un accesso venoso, era molto più esperto e abile di me. Certo, si arrivava a intervenire sul paziente teoricamente preparati e dopo aver osservato gli infermieri più esperti dei reparti di tirocinio decine di volte (apprendimento per imitazione). Ma un margine di rischio, nel passaggio dalla teoria alla pratica esiste sempre, talvolta anche consistente, e l'esperienza vissuta da operatore e malato può essere, in talune occasioni, anche molto sgradevole. Ben venga allora la metodologia della simulazione, usando istruttori, manichini, computer e set d...

Infermiere professione qualificata

Sul sito di Repubblica è uscito un articolo a firma di Federico Pace che individua le 30 professioni "senza crisi", quelli che le aziende assumono . E accanto a controller e contabili, programmatori e progettisti, ci sono gli infermieri , insieme a fisioterapisti e assistenti sociali. In un periodo in cui sta aumentando la disoccupazione, anche intellettuale, in tutto il Paese, alcuni "profili qualificati" come quello di infermiere sono richiestissimi dal mercato del lavoro. Con buona pace delle fiction italiane sugli ospedali, dove l'infermiere è quasi sempre un poveraccio analfabeta e però dal cuore buono o della sgangherata e maleducata infermiera Gemma del programma "Quelli che il calcio", a riprova della stupidità della televisione, almeno di certa televisione, incapace di cogliere i mutamenti sociali.

Professori e fannulloni

Stamattina al lavoro è andata abbastanza bene. Nessuna emergenza vera. Qualcuno con la febbre, un altro con il vomito, il paziente della prima stanza che desaturava, quello accanto agitato, il signore del letto 25 che non riusciva ad urinare. Problemi cui si può ovviare: un po' di tachipirina, un plasil intramuscolo, un po' di ossigeno, una sorveglianza assidua, un cateterismo estemporaneo e si ottiene una risoluzione dei sintomi almeno temporanea. Certo, tutti i degenti hanno il loro problema personale, tutti abbisognano di aiuto personalizzato e poi c'è il telefono che squilla in continuazione, spesso con le richieste più strane e ci sono le incombenze amministrative. Si arriva allo scambio di consegne col turno successivo con l'unico desiderio di buttarsi su un letto e dormire un paio d'ore, per smaltire la fatica. Eppure da un po' di tempo in qua è diventata moneta corrente l'equazione dipendente pubblico = fannullone. Già, nessuno può sfuggire alle ing...

Quando il sogno è cambiare lavoro

Secondo lo studio europeo Next un infermiere su due desidererebbe cambiare lavoro. Ebbene, quell'infermiere stanco e demotivato gode di tutta la mia solidarietà e comprensione. I motivi della disaffezione alla propria altrimenti nobile e umanitaria professione vengono individuati dalla ricerca nello stress, nei turni massacranti e nell'organizzazione del lavoro, caratterizzata da scarso coinvolgimento e partecipazione. Si propongono nuovi sistemi organizzativi. Negli anni ho avuto modo di sperimentare molte di queste nuove soluzioni manageriali, che purtroppo, malgrado le migliori intenzioni, finiscono in breve tempo per essere distorte e, in accordo con la secolare tradizione italiana, per cambiare tutto affinché niente realmente cambi. Le rivoluzioni manageriali in ambito sanitario (ma non solo) hanno fallito, per la semplice ragione che molti continuano a coltivare una concezione del potere maligna e distruttiva, di fronte alla quale nessuna nuova tecnica organizzativa può o...

... ma il barone-Dio rovina l'Italia

Qualche giorno fa è apparso su La Stampa un articolo dal titolo emblematico: Il barone-Dio rovina l'Italia . Scrive l'estensore dell'articolo: "L'Health Consumer Powerhouse, istituto indipendente di analisi e informazione di Bruxelles, dice che la Sanità italiana è rovinata dai baroni. Molti, troppi nostri medici si credono Dio. [...] Per fortuna qualcuno ci dà una speranza: 'Le giovani generazioni sono meglio, hanno capito che l''aria" è cambiata, che non si può portare avanti gente che non lo merita solo perché ha appoggi o è amico dell'amico"'. Ritengo che anche il ritardo dello sviluppo della professione infermieristica sia imputabile, nel nostro Paese, in gran parte ad un sistema organizzativo obsoleto, feudale e demotivante, dove il merito è quotidianamente negletto e dove gli interessi e i privilegi particolari prevalgono spesso sull'interesse generale. Un sistema, inoltre, assai poco trasparente. E' di questi giorni la ...

La sanità italiana? E' vicecampione del mondo

La Sanità italiana è la seconda al mondo per capacità e qualità dell'assistenza in rapporto alle risorse investite. E' quanto ha rilevato l'Oms in un'indagine che ha messo a confronto i sistemi sanitari di tutto il mondo. Tra i punti di forza del nostro Ssn spicca l'aspettativa di vita alla nascita, che ci vede al primo posto, la leadership europea per numero di farmaci gratuiti offerti ai cittadini e l'eccellenza nel campo dei trapianti e della diagnostica ad alta tecnologia. La percentuale di persone che riferiscono di poter raggiungere un ospedale in meno di 20 minuti è superiore alla media europea. Inoltre più dell'80% degli italiani si ritiene abbastanza o molto soddisfatto del proprio stato di salute. E' alto anche il gradimento espresso nei confronti dei servizi sanitari: oltre il 60% dei cittadini apprezza la Sanità pubblica, con punte dell'80% in alcune Regioni. (tratto da: Giuseppe Di Marco, "L'Oms dà le pagelle all'italia...

In Italia aumento di infermieri negli ultimi quindici anni

Secondo il rapporto Ocse "Healt data" 2007 è in aumento il numero di infermieri nell'area Ocse. Il fenomeno riguarda anche l'Italia. Nel nostro Paese siamo passati, negli ultimi 15 anni, da 5 infermieri ogni 1000 abitanti a 7 infermieri ogni mille abitanti. Il futuro rimane però ancora un'incognita.

La biblioteca

Viviamo nella società della conoscenza, nell'epoca delle " organizzazioni che apprendono ", eppure per chi svolge attività che richiedono un aggiornamento continuo è difficile avere accesso alle informazioni giuste, ai testi di studio, a quelle innovazioni scientifiche che determinano il progresso, aumentano l'efficacia degli interventi, migliorano il servizio, incrementano la soddisfazione dei clienti. Una biblioteca ricca e ben funzionante è una necessità inderogabile per qualsiasi azienda che abbia raggiunto una certa dimensione, per qualsiasi istituzione, a maggior ragione se si occupa della salute dei cittadini. Nella mia ormai non più breve carriera lavorativa mi sono invece imbattuto in biblioteche di ogni tipo, quasi tutte disfunzionali: biblioteche grandi come sgabuzzini, biblioteche in cui i libri sono tenuti sotto chiave, biblioteche in cui l'accesso è consentito per un'ora qualche giorno la settimana, biblioteche che "non ci sono i soldi per c...

Infermiere lavoro usurante

Per Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil, quella dell'infermiere è un'attività usurante, al pari di vigili del fuoco, portieri di notte, maestre d'asilo, poliziotti, carabinieri, lavoratori delle dogane e baristi. Lo dichiara in un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera il 17 luglio 2007. Per definire i lavori usuranti, Angeletti utilizza i criteri del lavoro notturno e dello stress indotto dal contatto con l'utenza . Tra i lavori meno usuranti in assoluto, Angeletti colloca i docenti universitari, i magistrati e i piloti d'aereo.

Bravo Ministro!

"Considero l'Infermiere un protagonista assoluto e un alleato prezioso nella costruzione di una fase nuova del sistema sanitario che metta al centro il cittadino, la qualità e la sicurezza. Una fase nuova che ha come obiettivo, tra gli altri, la tutela della qualità della vita e della dignità della persona in ogni fase della esistenza. Noi sappiamo quanto traguardi così ambiziosi esigano un rinnovamento profondo del modo di interpretare la professione per chiunque operi in sanità, a cominciare dalla riscoperta del rapporto con le altre figure professionali, primi fra tutti i medici, e con i cittadini". E' necessario far emergere motivazioni nuove per alleanze rinnovate, in grado di garantire che presa in carico, continuità assistenziale, integrazione, non rappresentino più mere petizioni di principio ma il modo concreto in cui decliniamo una parte significativa della tutela del diritto alla salute. Il Ministero che dirigo considera strategico il rapporto con le profes...

Altrimenti ci arrabbiamo

Gli infermieri irlandesi chiedono una riduzione dell'orario di lavoro e un aumento di stipendio del 10%. Lo riferisce il sito Irlandiani.com Dichiarano di essere arrabbiati, molto arrabbiati e minacciano lo sciopero. Finalmente, in qualche parte del mondo, anche gli infermieri, come le formiche, si incazzano e reclamano i propri sacrosanti diritti. Da imitare.

L'infermiere di famiglia

I vertici dell'Ipasvi hanno lanciato l'idea di introdurre in Italia l' infermiere di famiglia . La notizia è riportata dal quotidiano la Repubblica , sul supplemento Salute . Oggi, è vero, l'assistenza territoriale è negletta, manca di sufficienti risorse e come dice Annalisa Silvestro, presidentessa dell'IPASVI, è giunto il momento per "lavorare alla creazione di una struttura di assistenza infermieristica sul territorio. In sostanza il paziente che torna a casa dopo una degenza deve poter contare su personale infermieristico che possa assisterlo anche a domicilio". Tuttavia, si sa purtroppo come in Italia le buone idee vengano talvolta distorte cammin facendo. Temo che all'infermiere toccheranno tutte quelle incombenze più ingrate, di cui il medico di famiglia non vuole più farsi carico.

Braccia strappate all'agricoltura

A volte ho l'impressione che l'organizzazione dell'ospedale italiano combaci con quella del lavoro nei campi di cento, duecento anni fa. C'è il primario che è un prolungamento del vecchio padrone, libero di manifestare tutte le proprie manie e a cui tutti devono dare sempre ragione, c'è il caporeparto che è il fattore arcigno e autoritario che ti tallona passo passo e che non brilla quasi mai per comprensione ed empatia e infine c'è l'infemiere, che la legge dichiara responsabile dell'assistenza, ma che in realtà conta come l'antico bracciante, un semplice esecutore, un due di coppe, la remota rotella dell'ingranaggio cui attribuire il lavoro oneroso e le colpe per tutto quello che non va. Fortunatamente non dappertutto è così, ma gran parte della mia esperienza professionale mi ha portato a queste amareggiate conclusioni. Era ingiusto il trattamento riservato nei secoli scorsi al bracciante, che spesso era analfabeta, ma non per questo privo di ...

La rivolta degli infermieri

... ed ecco il secondo articolo di un'inchiesta giornalistica che ha tutta l'aria di essere seria e di continuare. Il buon giornalismo, d'altronde, è questo: ci mostra la realtà che, talvolta nella sua crudezza, è ben diversa dagli stereotipi radicati nella mente della gente comune, di tutti noi che magari ci formiamo i nostri costrutti personali su determinati argomenti, partendo da informazioni di seconda mano. Il quadro che si profila credo sia emblematico non soltanto di Torino, bensì della realtà di molti ospedali italiani. La rivolta degli infermieri di Salizzoni Strumentisti sul piede di guerra al centro trapianti: «24 le ore lavorate nell'arco di due giorni consecutivi» RAPHAEL ZANOTTI TORINO Era nell’aria. Dopo il Regina Margherita il primo ospedale da cui sarebbe partito un esposto sulle condizioni di lavoro degli infermieri sarebbe stato quello delle Molinette. Quello che forse non ci si aspettava è che i primi a ribellarsi sarebbero stati gli infermieri di...

Infermieri schiavi dell'ospedale

Riporto due articoli significativi sulla condizione degli infermieri negli ospedali italiani, articoli che dovrebbe far riflettere chi ancora pensa che lavorare nel pubblico significhi spassarsela. Opinione che sembra largamente condivisa anche nelle stanze del potere. La fonte è il sito del quotidiano di Torino La Stampa . Ecco il primo articolo... Infermieri "schiavi dell'ospedale" E' di 16 ore al giorno il doppio turno previsto dal Regina Margherita RAPHAEL ZANOTTI TORINO Avvertenza: i nomi sono rigorosamente di fantasia, le storie no. Nude e crude, così come ce le hanno raccontate nei bagni, dietro l’angolo di un corridoio, nascosti da un anfratto, gli infermieri dell’ospedale Regina Margherita. Perché sembra incredibile, eppure anche qui, tra alberi, orsetti e farfalle disegnati sui muri dell’ospedale infantile, c’è chi ha paura a parlare. L’esposto sulle condizioni di lavoro partito dal piccolo nosocomio ha innescato un effetto domino. Presto anche gli infermier...

Carenza di infermieri? Balle. Ci sono, ma sono imboscati

Ormai il problema della carenza di infermieri è diventato simile alla peste manzoniana: tutti alla ricerca dei possibili "untori". Novello don Ferrante, per lo stimabilissimo prof Mauro Salizzoni, responsabile del Centro Trapianti all'ospedale Molinette di Torino, per altri versi professatore di idee generali politically correct, la crisi degli infermieri non esiste. La verità è che gli infermieri ci sono, soltanto che il 50% di loro è "imboscato", protetto dal sindacato. E' quanto afferma in un intervista apparsa su La Stampa Web, nella rubrica-blog Stetoscopio . Personalmente, presumo sia vero che esistono nella sanità degli "imboscati", come d'altra parte in qualsiasi settore del Pubblico Impiego. Non ne ho, s'intende, le prove. Imboscati ce ne sono persino nelle aziende private e non solo in Italia. Sono perfettamente d'accordo che sia un fenomeno da combattere e non solo a parole. Sono d'accordo anche quando l'illustre me...

Il ministro istituisce una Commissione nazionale sulle scienze infermieristiche

Il ministro Livia Turco, intervenendo alla prima Conferenza nazionale sulle politiche per la professione infermieristica, organizzata dalla Federazione Ipasvi, ha annunciato l'istituzione di una Commissione nazionale sulle scienze infermieristiche. "Fino dalla mia prima esperienza nelle politiche sociali ho compreso che quella dell’infermiere è una figura strategica e fondamentale”, ha detto il ministro e ha aggiunto che occorre un salto culturale che metta fine all'idea dell' infermiere che "affianca". L'infermiere invece, secondo Livia Turco," organizza e gestisce ". La notizia è riportata da Il Bisturi , in data 16 marzo. Speriamo non si tratti delle solite belle parole, delle promesse che poi si perdono per strada. Di certo la sanità italiana, nell'interesse degli infermieri e dei cittadini, al di là della ormai improcrastinabile valorizzazione della figura infermieristica, abbisogna di una riorganizzazione profonda, che metta in risalt...

Via gli infermieri dall'università

Scrive sull'ultimo numero de L'Espresso Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, per altri versi scienziato e organizzatore di molti meriti: "Abbiamo troppe facoltà che vogliono fare tutto: dalla formazione degli infermieri ai dottori di ricerca ( già, il fondo del barile e l'empireo, l'alfa e l'omega, ndr ) mentre bisognerebbe ben distinguere le scuole che formano tecnici da quelle che preparano i dirigenti". Insomma, pare che la presenza degli infermieri corrompa, secondo l'esimio professore, la purezza della già pericolante università italiana. Ma guardi, caro professore, che non soltanto in Italia gli infermieri si formano all'università: accade in tutti quei Paesi avanzati, cui noi guardiamo con ammirazione. Sul Sole Sanità mi capita poi di leggere un trafiletto rigorosamente anonimo, dal titolo "Dottori sì... col vocabolario", in cui si ironizza sul titolo di "dottore", che potrebbe essere co...

Una nuova cultura organizzativa

Scrive il professor Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità, su L'Espresso , datato 26 ottobre 2006, nell'articolo dal titolo "Veronesi Hospital": "E' inutile acquistare apparecchiature modernissime e preoccuparsi di gestire le alte tecnologie, quando si dimentica che il vero valore aggiunto di un'impresa sono le risorse umane. Nella sanità, che non è tarata sul profitto, ma che va comunque gestita come impresa, non si può rischiare di aumentare ancora di più il gap tra evoluzione tecnologica e involuzione organizzativa. La cosiddetta umanizzazione degli ospedali (e in genere dei servizi preposti alla salute del cittadino), comincia proprio con l'interesse partecipativo di chi ci lavora, ed è certo che non si può raggiungere la qualità delle cure se non si fa passare una cultura nuova, di valorizzazione professionale di medici, biologi, tecnici e infermieri . Con una novità molto più umanizzante delle volenterose piante verdi che stanno comparendo ...