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Showing posts from 2025

“L’ultimo turno di un’infermiera”: finalmente un film che racconta la nostra realtà

Chi lavora nel mondo dell’assistenza sanitaria sa bene che ci sono giornate che sembrano non finire mai. Turni massacranti, reparti sotto organico, corse contro il tempo, decisioni da prendere al volo. È raro però che il cinema riesca a raccontare tutto questo in modo autentico. Con L’ultimo turno di un’infermiera (titolo originale Heldin ), la regista Petra Volpe ci riesce. Il film – presentato alla 75ª Berlinale e in uscita in Italia ad agosto 2025 – ci catapulta in un turno notturno di Floria, giovane infermiera di chirurgia, interpretata da una straordinaria Leonie Benesch . In meno di due ore, viviamo con lei il caos, la responsabilità, il senso di impotenza e, soprattutto, l’invisibilità che spesso accompagna il nostro mestiere. Un film girato col respiro corto Petra Volpe – già nota per film ad alto impatto sociale – costruisce un racconto che non concede tregua. Inquadrature serrate, piani sequenza che restituiscono il fiato corto, ambienti opprimenti. Chi ha vissuto certe...

Il mito dei 10.000 passi: la scienza lo smonta

Un recente studio internazionale pubblicato su The Lancet (coordinato dall’Università di Sydney) rivela che non serve camminare 10.000 passi al giorno per stare in salute: ne bastano circa 7.000 . È quanto emerge da una meta-analisi su 57 studi condotti tra il 2014 e il 2025, considerati paesi diversi (Australia, USA, UK, Giappone) ( Corriere della Sera ). 📌 Perché questa cifra? La soglia dei 10.000 passi nacque negli anni Sessanta come campagna pubblicitaria per vendere un contapassi in Giappone (il modello “Manpo‑Kei”) ed è rimasta un mantra popolare, ma priva di reali evidenze cliniche ( AEMMEDI ). I benefici più robusti si registrano già attorno ai 7.000 passi al giorno, e oltre questa soglia miglioramenti aggiuntivi sono modesti sul fronte della mortalità generale ( Corriere della Sera ). 🧠 Benefici specifici emersi 🔹 Mortalità generale: 4.000 passi/giorno già riducono significativamente il rischio di morte per qualunque causa ( Corriere della Sera ). La rid...

Come migliorare la collaborazione medico-infermiere e rendere sicura la gestione della terapia

Un lavoro di squadra per curare meglio e sbagliare meno Uno degli aspetti più delicati e decisivi nella vita di reparto è la collaborazione tra medici e infermieri . Quando funziona, tutto fila liscio: il paziente riceve cure più efficaci, l’ambiente è sereno, il team lavora con più motivazione. Quando invece la comunicazione è carente o confusa, aumentano i malintesi, i ritardi, gli errori terapeutici. Ecco allora alcune buone pratiche che possono fare la differenza. 1. Servono fiducia e rispetto reciproco Per collaborare davvero, non bastano l’educazione o la gentilezza. Serve creare un clima di fiducia reciproca , dove ognuno conosce il proprio ruolo ma si sente libero di parlare, fare domande, proporre soluzioni. Gli infermieri devono sentirsi ascoltati, i medici devono poter contare sul nostro sguardo clinico costante. Quando ci si stima, si lavora meglio. 2. Usiamo un linguaggio chiaro e strutturato Una delle tecniche più efficaci per migliorare la comunicazione è usa...

Il SSN al collasso? Fra carenze strutturali, illusioni tecnologiche e la necessità di una riforma radicale

Il recente editoriale di Sergio Harari pubblicato sul Corriere della Sera fotografa con lucidità la deriva del Servizio Sanitario Nazionale, da tempo sotto stress e ormai al limite della sostenibilità. Le soluzioni tampone – come l'importazione accelerata di personale sanitario da altri Paesi, spesso poco formato e impreparato ad affrontare la complessità del contesto italiano – rivelano la profondità di una crisi sistemica che non si può più ignorare. Il SSN non è solo in affanno. È malato. E non si può curare con cerotti. Un problema di risorse. Ma non solo Il refrain è noto: mancano risorse economiche. Gli stipendi di infermieri e medici sono fra i più bassi d’Europa, il turn over è stato a lungo bloccato, le assunzioni sono spesso a tempo determinato e il burnout colpisce con una frequenza ormai endemica. Ma la crisi non è solo quantitativa . È qualitativa. Perché non basta assumere più personale: serve personale formato, motivato, integrato in un sistema organizzato e meritoc...

Turni di sostituzione e disagio emotivo: il costo nascosto della razionalizzazione ospedaliera

Negli ultimi anni, la gestione del personale infermieristico ospedaliero si è orientata sempre più verso una logica razionale, ispirata a criteri di efficienza, flessibilità e ottimizzazione delle risorse. Si ragiona per dipartimenti e unità operative affini, nella convinzione che tale organizzazione consenta una migliore allocazione dei professionisti in base alle necessità assistenziali. Sulla carta, tutto questo appare sensato. Ma nella pratica, c'è un aspetto trascurato e sottovalutato: quello emotivo e relazionale, legato al benessere degli operatori sanitari. L’impatto dei turni di sostituzione Sempre più frequentemente, gli infermieri sono chiamati a coprire turni in reparti diversi dal proprio, spesso con pochissimo preavviso, talvolta persino il giorno prima. Questa richiesta di flessibilità estrema diventa rapidamente fonte di stress, soprattutto quando si accompagna a una scarsa chiarezza organizzativa e all’assenza di un adeguato supporto gestionale. Questi continui spo...

Infermieri schiacciati dai compiti delegabili: il 25% del tempo sprecato in attività non sanitarie

Uno studio condotto in 5 ospedali piemontesi rivela che un quarto del tempo lavorativo degli infermieri viene assorbito da attività non sanitarie (trasporti, burocrazia, igiene, telefonate, pasti). Compiti che dovrebbero spettare a OSS o personale ausiliario, ma che ricadono sistematicamente sugli infermieri, generando frustrazione, ansia e rischio burnout. Alla base, carenza di personale, scarsa cultura della delega e un’organizzazione inadeguata. L’Ordine Infermieristico lancia un appello alle istituzioni: restituire agli infermieri il loro ruolo clinico è ormai una priorità urgente. 🔗 Leggi l’articolo completo

Arriva l’Assistente Infermiere (aka “super OSS”) e l’aggiornamento del profilo OSS tradizionale

 Il 2 settembre 2024 il Ministero della Salute ha emanato due decreti che: 1. Aggiornano il profilo dell’OSS Il corso di formazione passa a 1.000 ore (tra 9 e 18 mesi), divise tra teoria e tirocinio, con aggiornamenti annuali obbligatori . L’OSS potrà operare non solo in ospedali, RSA e servizi domiciliari, ma anche in strutture scolastiche, penitenziarie, psichiatriche e altri contesti. 2. Nasce la figura dell’Assistente Infermiere È un’ evoluzione dell’OSS : chi ha già la qualifica OSS, un diploma di scuola superiore e almeno 24 mesi di esperienza (o 5 anni di esperienza + corso propedeutico di 100 h) può accedere al nuovo ruolo. Il corso dura tra 500 e 600 ore (circa 6–12 mesi), con teoria, tirocinio e simulazioni, e prevede aggiornamenti annuali simili a quelli dell’OSS. Opererà sotto la supervisione dell’infermiere, con mansioni specifiche: rilevazione parametri vitali, somministrazione ossigeno e terapie non iniettive, supporto organizzativo, attività edu...

Schillaci: “La carenza di infermieri non è solo una questione economica, ma di attrattività e carriera”

Durante la presentazione del primo Rapporto sulle professioni infermieristiche (12 maggio 2025), il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato che la carenza di infermieri non dipende soltanto dalla retribuzione , ma anche dalla mancanza di percorsi professionali attrattivi . 🔹 Il Governo ha già adottato alcune misure di valorizzazione economica : incentivazione della libera professione nel pubblico , indennità per l’emergenza-urgenza , detassazione degli straordinari . 🔹 Con la FNOPI , si lavora a una riforma dei percorsi specialistici , per dare risposte concrete alle ambizioni di carriera dei giovani infermieri, sempre più interessati a lauree magistrali e sviluppo professionale . 📌 Il rapporto presentato mostra anche una forte fiducia degli infermieri nella sanità pubblica , soprattutto per il ruolo sempre più centrale negli ospedali di comunità e nell’ integrazione ospedale-territorio . ⚠️ Con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell...

Entro il 2071 serviranno fino al 33% in più di infermieri: l’appello dell’EJD e dell’Oms Europa

Secondo le stime dell’Unione Europea, entro il 2071 molti paesi avranno bisogno fino al 30% in più di medici e al 33% in più di infermieri per mantenere gli attuali livelli di assistenza sanitaria. A lanciare l’allarme è l’ Associazione Europea dei Medici Junior (EJD) , sostenuta dall’ Oms Europa , che ha presentato una strategia concreta per affrontare la carenza di personale sanitario. I tre pilastri della proposta: Ottimizzazione delle competenze e redistribuzione dei compiti secondo best practice internazionali. Rafforzamento dei sistemi informativi per pianificare efficacemente domanda e offerta di personale. Utilizzo intelligente del digitale e organizzazione flessibile del lavoro per aumentare l’efficienza. L'iniziativa punta a coinvolgere attivamente gli operatori sanitari , mettendo al centro il loro benessere psico-fisico e valorizzando il tempo-lavoro. L’Oms esorta i governi europei a integrare queste raccomandazioni nella pianificazione nazionale, a i...

Daniele, 27 anni: «Mi licenzio dal Pronto Soccorso. A Bologna non si vive più»

Daniele Costante, infermiere di 27 anni con contratto a tempo indeterminato al Pronto soccorso del Sant’Orsola di Bologna, ha deciso di licenziarsi e tornare a vivere in Puglia, nella casa dei genitori. Una scelta difficile ma inevitabile, maturata dopo ripetute aggressioni (5 infortuni in meno di 4 anni) , stipendio basso , costi insostenibili dell’affitto e assenza di valorizzazione della professione . Come molti altri colleghi, ha abbandonato il sistema dell’emergenza-urgenza, sempre più fragile e poco attrattivo, per passare al settore privato , oggi più sostenibile dal punto di vista economico e umano: «Mi piaceva il lavoro in PS, ma non si può sacrificare tutto, anche la propria vita privata». 👉 Leggi l’articolo completo su Corriere.it

«Mi licenzio dal Pronto Soccorso: a 35 anni non posso nemmeno permettermi una casa»

Pavels Krilovs, infermiere 35enne del Pronto Soccorso del Sant’Orsola di Bologna, ha deciso di licenziarsi e tornare a Reggio Calabria, dove lavorerà nel settore privato. Il motivo? Stipendio inadeguato, condizioni di lavoro estenuanti e impossibilità di vivere dignitosamente in una città cara come Bologna. Con 2.000 euro al mese e un affitto che ne assorbe la metà, Krilovs racconta la sua quotidianità: 12 ore in piedi, triage sotto pressione, aggressioni verbali e fisiche , zero riconoscimento economico per chi lavora in prima linea. Il disagio non è solo suo: negli ultimi tre mesi altri sei colleghi hanno lasciato . «Amo il mio lavoro, ma il sistema pubblico non premia chi si sacrifica. Il privato lo ha capito: paga anche 30 euro l’ora. E io ho diritto a una vita», afferma con amarezza. 👉 Leggi l’articolo completo sul Corriere.it

«Mi pento di aver fatto l’infermiera»: il grido d’allarme dal Pronto Soccorso di Bologna

Nel suo intervento pubblicato sul Corriere della Sera , Viola Di Lembo, 47 anni, infermiera del Pronto soccorso del Sant’Orsola e delegata Nursind, racconta senza filtri il logoramento fisico ed emotivo che colpisce chi lavora in prima linea nelle strutture sanitarie d’emergenza. Tra turni massacranti , aggressioni verbali e fisiche , carenza cronica di personale e una vita privata continuamente sacrificata , Di Lembo confessa un'amara verità: «Mi pento di aver scelto questo lavoro». Il burnout non è un’eccezione, ma la regola, dice, e il triage è diventato una delle mansioni più usuranti. Nonostante le promesse delle istituzioni, mancano risposte concrete, e la professione infermieristica – pur avendo un grande valore sociale – «oggi dà meno di quello che prende». Un articolo che merita di essere letto per intero, perché riflette il malessere crescente di tanti colleghi e il rischio di un sistema al collasso: 👉 Leggi l’articolo completo su Corriere.it

Il modello Planetree: rimettere la persona al centro dell’assistenza sanitaria

Nel contesto di una sanità sempre più tecnologica e burocratizzata, il modello Planetree rappresenta una concreta alternativa: un ritorno all’essenza del prendersi cura. Non si tratta di un'utopia umanitaria, ma di un vero e proprio approccio organizzativo nato per umanizzare l’assistenza sanitaria, valorizzando la relazione tra operatori, pazienti e familiari. 🌿 Origini e significato del nome Il modello nasce negli Stati Uniti negli anni ’70, da un’esperienza personale. Angelica Thieriot , una giornalista californiana, dopo un ricovero vissuto come freddo e impersonale, si chiese: "E se si potesse curare senza disumanizzare?" Da qui l’idea di un ospedale in cui il paziente sia davvero ascoltato, rispettato e coinvolto. Il nome Planetree (platano) si ispira all’albero sotto cui, nella tradizione ippocratica, si svolgevano i primi insegnamenti medici: un simbolo di cura, ombra e protezione. 👁‍🗨 I principi fondamentali Il modello Planetree si basa su 11 compone...

Mindfulness e infermieristica: una risorsa preziosa contro stress e burnout

 Nel mondo della sanità, e in particolare nella professione infermieristica, il contatto costante con la sofferenza, l’urgenza e la responsabilità può avere effetti logoranti. Turni lunghi, carichi emotivi pesanti, burocrazia, pazienti difficili e ambienti spesso sotto organico sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a un crescente rischio di stress cronico e burnout . In questo scenario, la mindfulness si sta rivelando uno strumento utile e concreto per migliorare il benessere psicofisico degli operatori sanitari. Ma di cosa si tratta esattamente? La mindfulness è una pratica di consapevolezza che insegna a prestare attenzione al momento presente in modo intenzionale e non giudicante. In termini semplici, significa imparare a “stare” con ciò che c’è, senza scappare né reagire automaticamente, ma osservando con apertura e curiosità ciò che accade dentro e fuori di noi. Perché è utile per gli infermieri? La mindfulness, se praticata con regolarità, aiuta a: Gestire l...

Turno di notte

  Il turno di notte ha un suo fascino particolare. Richiede una preparazione pomeridiana, fatta di riposini, obbligatori se si vuole reggere la lunga traversata notturna. Si cena, ci si mette alla guida già con un po' d'ansia, si parcheggia. Nello spogliatoio si indossa la divisa, qualche scambio di battute col collega dell' armadietto vicino, ci si assicura di avere con sé chiavi, biro e zainetto, si entra in ascensore e si raggiunge il reparto, dove colleghe e colleghi ti aspettano con trepidazione, felici di lasciarti il testimone. Le luci al neon della sala riunioni ti tengono attivato il sistema simpatico. Prendi le consegne. Puoi giurarci, c'è sempre un problema in sospeso: un paziente che non si sente bene, una trasfusione da terminare, una terapia antibiotica da iniziare, una flebo andata fuori vena. I campanelli suonano, impedendo spesso l' agevole fluire delle consegne, quella comunicazione così importante per la continuità delle cure. I malati sono sempre...

Infermieri italiani allo stremo: il 58% pensa di lasciare la professione

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  L'articolo pubblicato oggi 30 maggio 2025 su Quotidiano Sanità , intitolato "Infermieri in Italia. Il 58% valuta di lasciare la professione, il 51% ha subito almeno un'aggressione. L'indagine di Club Infermieri", presenta i risultati di un'indagine condotta da Club Infermieri, evidenziando una situazione critica per la professione infermieristica in Italia.( Quotidiano Sanità ) Principali evidenze dell'indagine: Intenzione di abbandono della professione: Il 58% degli infermieri intervistati sta considerando di lasciare la professione, segnalando un malessere diffuso. Stress e burnout: Il 51% ha manifestato sintomi di stress elevato e burnout, indicando una pressione lavorativa insostenibile.( Quotidiano Sanità ) Retribuzioni e riconoscimento: Le retribuzioni sono percepite come inadeguate rispetto alle responsabilità e all'impegno richiesto, contribuendo al senso di insoddisfazione. Equilibrio vita-lavoro: Molti infermieri lamentano ...

Infermieri in Italia: carenza cronica e fuga dalla professione

In Italia, il numero di infermieri è significativamente inferiore alla media europea: 6,5 ogni 1.000 abitanti contro gli 8,4 della media UE. Questa carenza si traduce in un sovraccarico di lavoro per il personale esistente e in una qualità dell'assistenza compromessa. Un'indagine recente rivela che oltre il 40% degli infermieri italiani sta considerando di lasciare o cambiare lavoro. Le cause principali includono stipendi inadeguati, condizioni di lavoro stressanti e mancanza di riconoscimento professionale. Il fenomeno è particolarmente preoccupante tra i giovani infermieri, molti dei quali cercano opportunità all'estero o in settori diversi. Le organizzazioni di categoria sollecitano interventi urgenti da parte delle istituzioni per migliorare le condizioni lavorative, aumentare le retribuzioni e valorizzare il ruolo degli infermieri nel sistema sanitario. Senza misure concrete, il rischio è un ulteriore deterioramento della qualità dell'assistenza sanitaria nel pae...

Ci vuole un fisico (e una testa) bestiale

Eh sì, ci vuole un fisico bestiale per svolgere certe professioni. Prendiamo l’infermiere: carenze di organico, turni incalzanti, scarse possibilità di pieno recupero fisico e mentale, organizzazioni tutt'altro che accoglienti, retribuzioni che non rendono giustizia alla responsabilità e all'impegno richiesti. E poi, un nemico da affrontare: la malattia. Subdola, insidiosa, imprevedibile come il mare nei romanzi di Conrad. Un nemico che non dà tregua, che ti costringe a un aggiornamento continuo. Leggi soltanto paper scientifici, frequenti corsi di formazione. Se provi a studiare altro, lo fai a intermittenza, di nascosto, nei pochi giorni di vacanza, con addosso il senso di colpa — perché intanto la famiglia reclama il suo spazio, e il pensiero dei malati ti insegue. Anche leggere un romanzo, che non sia semplice "trash-fiction", diventa un'impresa. Lo affronti a spizzichi e bocconi, spesso costretto a interromperlo e riprenderlo più volte, soprattutto se ...

Nursing Sensitive Outcomes (NSOs): misurare il valore dell’assistenza infermieristica

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Nel contesto sanitario contemporaneo, sempre più orientato alla qualità, alla sicurezza e alla valutazione delle performance, gli esiti sensibili all’assistenza infermieristica , noti come Nursing Sensitive Outcomes (NSOs) , rappresentano una leva fondamentale per misurare l’impatto concreto dell’agire infermieristico sulla salute dei pazienti. Questi indicatori permettono di valutare il contributo specifico dell'infermiere nel miglioramento degli esiti clinici, dell’esperienza del paziente e dell’efficienza del sistema. Cosa sono gli NSOs? Gli NSOs sono esiti clinici, funzionali o esperienziali del paziente che sono influenzati direttamente o indirettamente dall’assistenza infermieristica . In altre parole, si tratta di cambiamenti nello stato di salute del paziente che possono essere ricondotti all’intervento, alla vigilanza e al supporto continuo degli infermieri. Non tutti gli esiti clinici sono NSOs. Per essere definiti tali, devono avere tre caratteristiche principali: ...

Scrivere per assistere: l’arte (e la responsabilità) delle note infermieristiche ben fatte

Le note infermieristiche non sono burocrazia. Non sono nemmeno un’incombenza da sbrigare a fine turno. Sono uno strumento clinico, comunicativo, giuridico. Eppure, ogni giorno, nei reparti italiani si leggono annotazioni frettolose, criptiche, insufficienti o ridondanti. Scrivere bene le note significa prendersi cura anche della documentazione , della continuità assistenziale, della sicurezza del paziente e della tutela legale di chi ha agito. Ma allora: come si redige una nota infermieristica efficace? 1. La nota infermieristica è un atto professionale Prima regola: non è un diario personale , né un riassunto generico della giornata. È un atto clinico, parte integrante della cartella. Deve: descrivere ciò che è stato osservato, fatto o rilevato ; essere oggettiva, concisa, ordinata ; essere datata, firmata, e riferita al paziente in modo univoco ; rispettare i principi di veridicità e tracciabilità (scrivi solo ciò che hai fatto o visto, non ciò che “avresti dovuto f...

Joseph Conrad e l'infermieristica

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 Ci sono mestieri che si svolgono sulla terraferma e altri che si affrontano in mare aperto. Ma talvolta, pur restando tra le mura di un ospedale, ci si ritrova in mezzo a una burrasca. Leggendo Joseph Conrad, scrittore anglopolacco e capitano di lungo corso, si coglie con chiarezza quanto la vita del marinaio, fatta di attese, improvvisi capovolgimenti e dure prove morali, possa assomigliare alla professione infermieristica. Conrad ha raccontato il mare come simbolo dell’imprevedibilità della vita. Il suo Tifone ne è un esempio emblematico: una nave solca acque calme, ma all’improvviso il cielo si chiude e l’oceano si scatena. Così è anche nel nostro lavoro: un turno inizia tranquillo, il reparto sembra gestibile, e poi – senza preavviso – la situazione muta. Un codice si aggrava, una complicazione irrompe, un paziente precipita. L’emergenza è come una burrasca improvvisa: richiede lucidità, prontezza, sangue freddo. È proprio in questi momenti che si misura una parte important...